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IN PUNTA DI FIORETTO ALLA GARBATELLA

 

CAPITOLINA SCHERMA


1° TROFEO “In punta di Fioretto” Staffetta a Coppie”
categoria maschietti/bambine arma fioretto
29 Settembre 2012

ore 15,00 – 19,30

Piazza Damiano Sauli quartiere Garbatella (in caso di pioggia la manifestazione si terrà nella palestra della scuola Cesare Battisti sita nella piazza stessa)
Appello ore 15,30 in pedana ore 16,00

Categorie ammesse:
- Maschietti FM
- Bambine FF


Partecipanti:
Sono invitati a partecipare tutti gli atleti/e nati/e nel 2002
Tutti i partecipanti dovranno essere in regola con il tesseramento alla F.I.S. per la stagione
agonistica 2012-2013 ed essere in possesso dell’idoneità medica secondo i termini previsti dal
regolamento FIS.
La Società organizzatrice declina ogni responsabilità per eventuali infortuni, che dovessero
accadere prima, durante e dopo la gara.
Formula di gara ed attrezzatura :
Staffetta a coppie maschietti contro maschietti e bambine contro bambine con almeno due nominativi per ogni squadra, nel caso di coppie miste, queste gareggeranno con altra coppia mista e in assenza con la coppia di maschietti.
La manifestazione prevede un massimo di 16 coppie
La formula di gara prevede un primo turno con gironi all’Italiana e il secondo turno ad eliminazione diretta con tutte le squadre partecipanti inserite nel tabellone in base ai risultati conseguiti nel girone. Gli incontri prevedono due assalti di 3 minuti cadauno con il primo assalto fino alle cinque (5) stoccate ed il secondo assalto come tetto massimo le dieci (10) stoccate, in caso di parità allo scadere del tempo previsto verrà accordato un (1) minuto supplementare come da regolamento F.I.S.
L’attrezzatura richiesta è quella prevista da regolamento FIS per il Gran Premio Giovanissimi


Orario e Luogo di gara:
Sabato 29 settembre ore 15,00 – 19,30 Piazza Damiano Sauli quartiere Garbatella (in caso di pioggia la manifestazione si terrà nella palestra della scuola Cesare Battisti sita nella piazza stessa)
Appello ore 15,30 in pedana ore 16,00


Iscrizioni
Le iscrizioni alla gara dovranno pervenire tassativamente entro mercoledì 26 Settembre alle ore 19:00 tramite e-mail all’indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Cell: 3289420231 telfax:0664580071
Le eventuali cancellazioni entro le ore 18.00 di giovedì 27 Settembre
La partecipazione per ogni atleta è gratuita.
Non sarà possibile iscrivere atleti sul posto di gara.


Premi:
Tutti i partecipanti riceveranno una medaglia ricordo. Saranno invece premiati con trofei, le prime otto coppie classificate.

IMPREVEDIBILI RAGAZZI DE I CESARONI

 

 

GLI IMPREVEDIBILI RAGAZZI DE I CESARONI

dal 21.12.2011 al 08.01.2012

Uno spettacolo scritto da Marco Bresciani con Niccolò Centioni, Giulia Luzi, Claudio Bonini, Giordano Luciani, Marzia Mariani, Roberta Guerrini

Regia di Giorgia Giuntoli
Coreografie di Paola e Stefania Santinelli
Musiche originali di Roberto Lanzo
Testi delle canzoni di Lorena Brancucci

Rudi, Jolanda e Budino, ossia tre dei personaggi più divertenti della fiction "I Cesaroni", sbarcano finalmente a teatro. Anzi, per essere più precisi, si trovano ad "uscire"...fisicamente... dalla televisione.I caratteri dei personaggi sono sempre quelli: divertenti, allegri, anche fuori dallo schermo.
Apparentemente, quindi, tutto sembra essere rimasto uguale: stessa scuola, stessa bottiglieria, stesse vecchie abitudini...
….Ma è davvero così?
Lo scontro con il mondo reale, fatto di ragazzi che non sanno neanche cosa sia la televisione , sarà più duro di quanto loro non immaginino, e li porterà a riflettere e a confrontarsi sui più preziosi valori della vita.
I beniamini del pubblico, con l'aiuto dell'infallibile "metodo Cesaroni", dovranno dimostrare il loro valore, provando ai nuovi arrivati che, anche dal confronto tra mondi completamente diversi, possono nascere delle fantastiche amicizie. Basta essere capaci di guardare al di là delle apparenze.

Orari Biglietteria
Dal lunedì al sabato dalle ore 10 alle 13
La domenica dalle 15 alle 19

Per informazioni sugli spettacoli:
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Per problemi con gli ordini o i pagamenti:
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ILTORTO DEL SOLDATO ERRI DE LUCA


Mercoledì 9 maggio H 18.00

Prima presentazione romana de:

"Il Torto del soldato" di Erri De Luca Ed. Feltrinelli in libreria dal 26 aprile

presso Casetta Rossa, Via Magnaghi 14 Free Garbatella



Chiacchiera con l'autore

Il libro sarà introdotto da un "Omaggio all'autore" a cura di Tamara Bartolini, Michele Baronio, Carmen Iovine

"Sono decisa a raccontare questa mia vicenda a beneficio di chi potrà capirla meglio di me" Spero in un lettore che possa un giorno spiegarmela". È una donna a lasciarsi raccontare. Ed è la sua storia di figlia, quella che racconta. Il padre, tanto anziano da passare per lungo tempo come suo nonno, ha continuato a ripetere "il torto del soldato è la sconfitta" per gran parte della sua vita. Almeno della vita che ha vissuto dopo la caduta del Terzo Reich - braccato dai suoi potenziali giustizieri e soprattutto dal senso della sconfitta. Si è fatto una nuova famiglia a Vienna dentro il guscio di una calma e di una normalità apparente. Alla figlia ha sempre assicurato buone vacanze, d'inverno nel Tirolo, d'estate a Ischia. E a Ischia lei ha imparato a nuotare da un ragazzo sordomuto: per tutta la vita la mano che la teneva sospesa sull'acqua è stato l'unico segno di leggerezza di cui ha fatto esperienza. Per poter continuare ad essere figlia ha messo infatti un macigno sulla sua femminilità, sulla sua sessualità, sul suo corpo. Il senso della sconfitta si acuisce quando il padre scopre i libri della Kabbalà e lo studio di quel misterioso scambio delle parti fra numeri e lettere diventa la sua nuova martellante ossessione. E ancora più martellante appare e continua a riapparire il 190, il numero della vendetta.

Il Sacrario delle Fosse Ardeatine

Il Sacrario delle Fosse Ardeatine è stato creato in memoria del crudele eccidio perpetrato (come rappresaglia per l’attentato di via Rasella a Roma, nel quale furono uccisi dai partigiani 33 soldati tedeschi) dai nazisti il 24 marzo 1944  nelle cave di pozzolana situate tra la via Ardeatina e via delle Sette Chiese.
Il complesso mauseale è il primo monumento moderno italiano costruito per commemorare le vittime dell’eccidio nazi-fascista; è costituito da un cancello d’ingresso in bronzo che permette l’accesso alle grotte ove venne consumato la strage, al Mausoleo dove sono raccolte le salme e poi vi è una scultura che simboleggia la tragedia dei 335 martiri. 

IL DECALOGO DI AGO... IL SEMPLICE

Nella vita, a differenza del calcio, non esiste il pareggio. E questo Agostino l’aveva capito presto, molto prima del fischio d’inizio della sua breve partita su questa terra. Come il Nino della Leva calcistica di De Gregori, Agostino Di Bartolomei aveva tirato i primi calci a un pallone in quei campetti della periferia romana, battuti dal sole e venuti su in fretta tra i palazzi in costruzione, negli anni del Boom. Quelli della Roma, erano andati a prenderlo al campo dell’Omi, a Tor Marancia.

E il pischello che dribblava la noia moraviana, con la classe e la solitudine dell’ala destra che portava stampata nell’anima, come il numero "7" degli esordi, di lì a poco sarebbe diventato semplicemente "Ago", il campione. L’amico e il fratello del popolo romanista. Il capitano, la bella bandiera pasoliniana, quando ancora anche nel calcio si poteva parlare di bandiere.

Ago l’idolo di "I Ragazzi della Curva Sud", il numero "10" giallorosso quando Totti era un pupone in fasce e di cucchiaio conosceva solo quello per ripulire il vasetto degli omogeneizzati. Ago l’uomo verticale, che pensava, come Montaigne, che «la vita è fatta di passaggi», a volte lunghi, talora troppo stretti, per la coscienza pulita di un uomo vero. Ago era un filosofo della sfera di cuoio, come Scopigno, e prima di battere quelle punizioni-bomba che «pare le tira dar terrazzo de casa sua» vaneggiavano estasiati i vecchi di Testaccio, rifletteva socraticamente, «so di non sapere», sul mistero dell’esistenza.

Ago che segnava un gol e che invece di esultare pazzo di gioia, mostrando superbo tatuaggi e smitragliando sotto la Sud come un Osvaldo di adesso, se ne tornava serafico a centrocampo, con il pallone sotto braccio, ripensando a un Caravaggio ammirato il giorno prima al museo, assieme al suo maestro di campo: il "Barone" Nils Liedholm. Tutto questo e molto altro, è stato Agostino Di Bartolomei, il simbolo di quella Roma, praticante la religione della zona mista, campione d’Italia dell’83, che arrivò a un passo dal tetto d’Europa… Stadio Olimpico, 30 maggio 1984, finale di Coppa dei Campioni contro il Liverpool: la sua Roma sconfitta alla lotteria dei rigori. «Notte di lacrime e preghiere», cantava affranto il tifoso Venditti, nell’assurda notte della finale persa in casa.


E da quella notte Ago non ebbe più pace. Nonostante le petizioni popolari e persino l’intervento ad arte di Renato Guttuso per far restare "Er Capitano", Di Bartolomei fu costretto a spogliarsi della sua seconda pelle, la maglia giallorossa, per indossare quella del primo Milan berlusconiano.

Un giorno però, il passato ebbro d’amore e il presente avido di rivalsa, gli fecero lo scherzo di incontrarsi e di mandarlo in gol. Segnò lui il 2-1 a mamma Roma, e quella fu l’unica volta che lo videro esultare. Ma era lo sfogo dell’amante tradito. È stato invece il mondo del calcio, da sempre torbido e omertoso, specchio reale di un Paese che raramente premia i gigli dell’onestà, a tradire Ago, l’uomo triste e solitario, che fragile e indifeso, andava incontro al suo tragico finale. A 39 anni, Di Bartolomei come segno di riconoscenza per tutte le emozioni che aveva regalato alla gente degli stadi, chiedeva solamente di poter realizzare un unico sogno: insegnare ai bambini le meraviglie di «questo splendido sport».

Raccontargli la favola del calcio che è fatta di storia aurea come quella dell’antica Roma, di tradizione, di «talento e serietà che, diceva, valgono allo stesso modo». Dire ai più piccoli, non ancora contaminati dal mondo marcio degli adulti, con il tono affettuoso del buon padre: «Ricordati che il calcio è semplicità». Era l’ultimo comandamento, ma quello fondamentale, del suo decalogo. Ago lo aveva scritto e inserito in un Manuale del calcio (ora edito da Fandango, con illustrazioni di Davide Reviati , in libreria dal 24 settembre) che come un cross improvviso è rimbalzato nell’area della memoria, l’unico luogo in cui si attenua un po’ il vuoto e il rimpianto lasciato dalla sua morte. Un manoscritto uscito da uno di quei cassetti richiusi, per sempre, come i suoi segreti di eterno ragazzo cresciuto troppo in fretta e altrettanto in fretta strappato alla vita.

Tragica fatalità, che spesso lista a lutto la storia, vuole che esattamente dieci anni dopo quella finale, il 30 maggio 1994, Di Bartolomei si tolse la vita. Ma non può essere stata quella sconfitta a cambiare l’esito della sua sfida personale. «Di fronte alla grandezza di una vita umana, all’amore di una moglie e di due figli infatti cosa era quella se non una stupidissima partita di calcio?», ha scritto suo figlio Luca. Ed è stato proprio Luca a riaprire quel cassetto di ricordi per trovarci dentro Il Manuale del calcio. Un libro, che come quello del filosofo spagnolo Savater sa di Etica per un figlio.

Un’etica che Ago aveva fatta sua e che voleva divulgare attraverso lo sport più popolare che c’è. Un messaggio di speranza nel futuro, destinato a un calcio che mai come in questo momento dice di voler rimettere al centro i giovani. Pagine che Agostino avrebbe voluto sfogliare durante gli allenamenti con i suoi ragazzi di una scuola-calcio che non è mai nata. Perché tutti, anche quelli che si professavano suoi amici fraterni, una volta finito fuori dal giro gli avevano sbattuta la porta in faccia, etichettandolo ben prima di Zeman, come «non funzionale al sistema». «Anto’, io ti debbo dire una cosa ... Io penso che il calcio è gioco e te sei un uomo fondamentalmente triste», si sente dire Antonio Pisapia, il personaggio del film L’uomo in più di Paolo Sorrentino che si è ispirato alla parabola calcistica ed esistenziale di Di Bartolomei. Ago non era affatto un uomo triste, e quei pochi, a parte la sua famiglia, che avevano avuto il privilegio di conoscerlo da vicino, lo sapevano bene.

Ago era il «Garrone di Cuore», scrive Gianni Mura in prefazione al Manuale del calcio. Ago non era mai sceso a compromessi e di sicuro non si sarebbe mai prestato agli inciuci e agli scandali ricorrenti di Palazzo. Era un uomo saggio, dotato di una curiosità silente, per questo più profonda, che amava leggere, osservare, conoscere e confrontarsi con altre presenze rare del calcio (vedi le sue interviste in fondo al Manuale fatte a Sandro Ciotti, Giampiero Boniperti e Nils Liedholm), con i quali condividere e continuare a difendere il rispetto, prima di tutto per la dignità umana.

Ago il coerente, vista l’assurda velocità che stava prendendo perfino un pallone, aveva solo deciso di vivere e di giocare al suo ritmo naturale: a passo lento. A volte in campo anche troppo, fino a diventare con Prohaska, «lenti a contatto», per l’ala critica e finemente satirica della torcida romanista. Allo sfottò rispondeva con lo sguardo serio dei giusti, ma dentro di sé Di Bartolomei sapeva fin dall’inizio che quello era soltanto un gioco, e ci rideva su. Ed era lo stesso sorriso sornione di un ragazzino che comincia ora, al quale Ago, da un campo lontano, pieno di gigli come lui, gli manda a dire: «Tratta i tuoi piedi esattamente come un pianista di professione… Divertiti. Il calcio è allegria».

 

L'INEDITO
I comandamenti del pallone
l decalogo stilato da Agostino Di Bartolomei nel suo Manuale del calcio, ovvero 10 suggerimenti da tenere a mente per piccoli calciatori «sia che abbiano le doti, la volontà e la fortuna di andare avanti in questo splendido sport, sia che nella loro vita poi facciano altro».

1) Il calcio è un gioco di squadra. Nessuno può vincere una partita da solo
2) Impara le regole del calcio, soltanto conoscendole perfettamente potrai esprimere al meglio il tuo talento
3) Sii leale con l’avversario. Non entrare mai in campo con l’intenzione di far male a qualcuno… Divertiti. Il calcio è allegria
4) Abbi il massimo rispetto nei confronti dell’arbitro e dei guardalinee: ricorda che anche loro possono sbagliare in quanto non è facile amministrare una partita
5) Alimentati in modo equilibrato. Nutrirsi bene non significa mangiare troppo, ma mangiare con criterio scegliendo cibi ad alto valore nutritivo
6) Ricorda sempre che prima di essere un calciatore devi essere un atleta, la condizione fisica nel calcio è fondamentale
7) Il grande capitale di un calciatore è il suo corpo. Abbine cura, concediti il riposo necessario per recuperare le energie spese quotidianamente
8) Di ogni infortunio dovrai parlarne sia al massaggiatore che al medico della società oltre che al tuo allenatore. Non nascondere nulla per piccolo che ti possa sembrare l’inconveniente 9) Dopo l’allenamento e la partita fai una doccia ristoratrice e asciugati bene…Tratta i tuoi piedi esattamente come fa un pianista di professione con le sue mani
10) Ricordati che il calcio è semplicità

Massimiliano Castellani
fonte http://www.avvenire.it/Cultura/Pagine/il-decalogo-di-Ago-il-semplice.aspx

I PICCOLI MAESTRI SBARCANO A GARBATELLA

 

 

I Piccoli Maestri sbarcano alla Garbatella con Leonardo Sciascia

Inizia alla Scuola Popolare Piero Bruno il laboratorio di lettura per giovani scrittori e futuri lettori

 

di Amedeo Ciaccheri
02/12/2011

Nel programma sfaccettato della imminente inaugurazione su Via Passino 24 del nuovo spazio “UpStairs”, sabato 3 dicembre sarà presentato l'esordio per il quartiere Garbatella e per tutto il Municipio XI del progetto I Piccoli Maestri. Nato da un'idea della scrittrice Elena Stancanelli, il progetto I Piccoli Maestri nasce come laboratorio di lettura e narrazione per creare momenti e spazi adatti a far si che il piacere della lettura si tramandi di generazione in generazione. Lanciato dalla Provincia di Roma, il progetto Piccoli Maestri è infatti cresciuto nell'immaginazione di un folto gruppo di giovani scrittori romani, che assieme si sono interrogati sulla crisi del mondo della cultura e della scuola pubblica, e sulla necessità di acquisire un ruolo attivo in questo scenario. Quindi “Piccoli Maestri”, cioè giovani scrittori alle prese con un pubblico di studenti e studentesse delle scuole medie inferiori e superiori del panorama romano; al centro dell'incontro di volta in volta ci sarà un libro, un vecchio o nuovo classico, che sarà raccontato e riletto proprio da chi per mestiere costruisce su carta e parole il proprio lavoro quotidiano. Questi giovani scrittori ci porteranno così tra le pieghe della buona scrittura, per insegnare e condividere le pagine più belle della letteratura italiana e mondiale. Agli studenti spetterà d'altra parte l'onere di partecipare alla lettura, domandare, e lasciarsi sopraffare dai lati più belli di questa abitudine ormai in disuso che è la lettura.

“Un progetto prettamente politico, - così ce lo raccontano gli organizzatori - che nasce con l'intenzione chiara di sostenere la scuola pubblica e la cultura generale, creando dei momenti esterni alla scuola, e cercando, in qualche modo di sopperire anche a quelle perdite che la scuola italiana ha dovuto accettare, tartassata da tagli orari ed economici.”

A Garbatella il progetto Piccoli Maestri esordisce nella cornice consolidata della Scuola Popolare Piero Bruno di via Passino 24, e ci sembra chiaro come tali progetti convergano, costruendo, su finalità uguali, ambiti di lavoro molto convergenti. Il laboratorio sarà gratuito ed aperto a tutti i ragazzi e le ragazze che vorranno partecipare. Il primo appuntamento, Sabato 3 Dicembre, ci riporta alla penna di Leonardo Sciascia e al suo capolavoro “Il giorno della civetta” raccontato da un giovane e promettente scrittore calabrese, ormai romano d'adozione, che continua ad ottenere ottime critiche e successo di vendita con il suo romanzo d'esordio “Portami Rispetto”.

Il programma dei prossimi incontri sarà reperibile sul sito www.csoalastrada.com oppure sul blog del progetto piccolimaestri.wordpress.com.

Un'iniziativa davvero ambiziosa quella di questi giovani “piccoli” maestri che merita tutto l'appoggio e il sostegno necessari; d'altra parte non sono anche loro giovani don chisciotte innamorati della letteratura e pronti con quella fortissima arma di carta e inchiostro, a provare a cambiare il mondo. Come non essergli accanto.

tratto da http://www.coreonline.it/Articoli.aspx/192/piccoli-maestri

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