rionegar logo hp esteso

rionegar logo hp esteso

Super User

Super User

Gruppo Sportivo Arcobaleno di Roma

Anche  se si ritiene superfluo, perché si confida nella giusta interpretazione che va data alle due righe che seguiranno, ricorrono il piacere e dovere di chiarire che il fine non è quello di fare apologia o di sciorinare esaltazione, bensì di descrive,  molto umilmente e  sinteticamente, una  breve e  semplice  cronologia,  una  anamnesi  del  modesto  percorso intrapreso  e  realizzato .  

Si  erano  superate  le  difficoltà  della  crisi  energetica  per  la  chiusura  del  canale  di  Suez , che  avevano  fatto  adottare  delle  misure  restrittive  con  la  circolazione  delle  targhe  alterne  del  traffico  infrasettimanale  e  con  il  totale  divieto  di  quello  domenicale.  Ciò,  comunque , stimolò  ed  incentivò  soluzioni  alternative , tra  le  quali  il  risveglio  dell’  attività  motoria .  

Si  abbandonò  almeno  da  parte  di  molti  l’  idea  di  doversi  muovere  esclusivamente con  la  macchina,    di  andare  solo  per  svago  a  prendere  il  caffè  ad  Ostia.  Si  cominciò  a  capire  che  non  era  quello  il  modo di  ritenersi  sportivi , soltanto  perché  si  indossava  una  tuta più che sportiva  da abito elegante, con  calzini  e  mocassini  ed  andare  a  comperare  il  Corriere  dello Sport  e  dilungarsi  con  il  capannello  di  amici, altrettanto  allo  stesso  modo  sportivi,  in  polemiche  discussioni .   Poi  stare  il  pomeriggio  con  la  radiolina  incollata  all’orecchio seguendo  lo  sviluppo  ed  i  risultati  delle  partite  di  calcio.

Si  cominciò  a  ravvedersi  e  capire  che  lo  stereotipo  dello  sportivo  era  un’ altra  cosa. Lo sport,  qualunque  esso  sia , doveva  essere  praticato  personalmente;  cosa  c’  era  di  più  popolare,  semplice,  salutare  , liberatorio,  associativo,  benefico  se  non  il  podismo  ?

Correvano  gli  anni  ’80.  Nel  quartiere  già  da  tempo , si  poteva  notare  qualcuno  esercitare  l’attività  podistica,  ma singolarmente  e  autonomamente.  Alcuni  si  conoscevano  personalmente  ed  erano  già  amici,  altri  si  potevano ritenere , lo  stesso , tali, almeno  sportivamente , in  quanto, spesso, ci si  incontrava  nelle  varie  manifestazioni  a  cui  si  partecipava  .   

Le  federazioni ,  a  quel  tempo , in  essere:  FIDAL, FIASP, UISP, prendendo atto dello  sviluppo  ed  incremento massiccio partecipativo all’atletica  come  sport  di  massa  e  popolare,  cominciavano  a  darsi  una  ufficiale  struttura  e  normativa  per  regolamentare  l’attività sia a livello  agonistico, che  amatoriale .

Veniva  sempre  più  ostacolata, anzi  vietata per le  manifestazioni  ufficiali, l’iscrizione  per  la    partecipazione  con  la  denominazione  “ indipendente“  ma  si  esigeva, la  richiesta  della  tessera  di   appartenenza  ad  una  società  o  gruppo  sportivo con  cui  veniva  dimostrato e garantito  l’  adempimento  ed  il  rispetto  di  tutti  i  requisiti  richiesti  dalla  normativa  nonché  l’ idoneità , per  potervi  partecipare.  In  tal  modo  veniva  a  ricadere sulla  società  o  gruppo  sportivo  ogni  responsabilità.  Soprattutto  per  ciò  che  attiene  al  rispetto dell’  ottemperanza alla  normativa  sanitaria, assicurativa,  adeguata  prestazione  fisica  e  preparazione  .

Il  costume, stava  subendo  una  trasformazione,  stava  cambiando, si stava  evolvendo, emancipando,  non si riteneva  più  tanto  ridicolo  esercitare  l’  attività  podistica ,  ossia ,  veder  correre  qualcuno  in  strada,  non  si  sentivano  più  tanto  frequenti   quelle  battute, quelle  classiche  frasi, che  ricordiamo,  con  le  quali  si  vedeva  apostrofato  uno  che  correva  in  strada :

  “ a oh  !  ce  l’ hai  una  casa ?  vattene  a casa  !”  “dai  che  arrivi  primo…“  “ ma  chi  te  lo  fa  fare  !!“  “  tel  a  casa  che  …….”  Persino  “ a  scemo !! “  e  molto  altro di  più,  che, si  omette, per  discrezione, ma  che  ben  conoscono  e  ricordano  quelli di  allora  perché  correndo  si  dovevano  sentire  ridicoli  loro  e  non  invece  chi  profferiva   quelle  esclamazioni  !  .  Poveri  diavoli  !

Fortunatamente questo cambiamento di  cultura, ma  soprattutto l’informazione al riguardo,  cominciarono  a  dare  i  loro  frutti  incidendo  notevolmente facendo  assumere  un altro volto, un  altro  aspetto  al  costume  e alla  società  stessa .

Un  ulteriore  contributo  all’  affermazione  della  validità  dell’ attività  podistica, veniva  persino  dal  campo  medico, che  ne consigliava  la  pratica  anche a soggetti  affetti  da  alcune  patologie  cardiache,   ovviamente  nella  giusta  misura  e  con  le  dovute  cautele .  

In   questo  contesto  che  ad  uno  dei  suddetti  praticanti  del  quartiere  venne  l’ idea , nel 1982, di  porre  in  essere  ciò che  aveva  sempre sognato  e  desiderato, ossia  formare  una  società  o  almeno , più  semplicemente ,  un  gruppo  sportivo  con  vocazione  podistica.

Lavorando  con  impegno  ed  incoraggiato  dall’aver riscontrato  il  successo  che  aveva  riscosso  l’idea  con  l’  immediata  adesione,  in  un  primo  momento,  di  un  piccolo  contingente, ma  al  quale , via  via  che  la  notizia  si  diffondeva,  se ne  univano  sempre  più  altri,  l’ idea  della  formazione  del  gruppo  cominciava  a  prendere  sempre  più  corpo  .

L’  impegno  si  dimostrò  subito, purtroppo, pesante  e  gravoso,  ma la  soddisfazione  di  veder  nascere  e  crescere  un’  organizzazione  efficiente  e  utile  per  tutti  gli  appartenenti  era  tale  da  infondere  la  forza  nel  proseguire, anche se, purtroppo, ciò  che  inizialmente  si  pensava  poter  essere  un  gioco, hobby,  uno  svago , in  effetti  si  dimostrava  un  vero  e  proprio  lavoro.  

Per  un  periodo  le  riunioni  settimanali, per  concertarci  sull’  attività, ossia  dove  scegliere  di  andare  a  partecipare  la  domenica,  comunicarci  delle  notizie  o  informazioni, avvenivano  in  strada.  Per  far  nascere  subito  uno  spirito  di  corpo, sentirsi  uniti  sotto  lo  stesso  simbolo, si  fece  una  maglietta,  che  ci  dava  una  connotazione,  un’ appartenenza, un  riconoscimento  tra  noi  e  che  ci  distingueva  dagli  altri. 

Nell’  84 , il  salto  di  qualità  ,  dopo  aver  vissuto  un  periodo,  anche  se  molto  attivo, ma informale,   nasce  ufficialmente  con  tutti  i  criteri  della  regolarità  il  “  Gruppo  Sportivo  Arcobaleno-Roma  “  con  la  giusta  denominazione  di  “  G. S. Arcobaleno-Roma  “  e  con  il  proprio  simbolo  o  logo  che  dir  si  voglia,   che  rappresenta  un  “segmento  iridato  di  arcobaleno  dal  quale  emerge  una  figura  umana  stilizzata  nell’  atteggiamento  di  correre “   significando  un’ ampia  apertura  all’ accoglienza  di  qualsiasi idea.   

Il  G. S. Arcobaleno-Roma  ha  il  proprio  Statuto,  con  atto  notarile ,  il  proprio  Regolamento,  la  propria  struttura  corredata  da  organigramma  e  funzioni gramma, il  proprio  elenco  di  soci  regolarmente  registrati  e  tesserati,  in  regola  con  gli  adempimenti  sanitari  e  quant’ altro  secondo  le  prescrizioni  richieste  dalle  federazioni  a  cui  veniva  regolarmente  affiliato.

Ha  una  prima  sede, in  seguito  una  successiva,  per  benevola  e  disinteressata  concessione  di  due  soci,  dove  poter  svolgere,  comodamente, le  riunioni  settimanali ;  una  sede, un  proprio  recapito.

Tutte  le  cariche  venivano  rappresentate  e  ricoperte; tutte  le  funzioni  venivano  attribuite, ma  lo  spirito  della  struttura  non  era  da  intendersi  verticistico, ossia,  piramidale  bensì  orizzontale.

In  quanto la carica assunta o assegnata  non  stigmatizzava  una  posizione  gerarchica, ma  l’ adempimento  di  un  lavoro  che  il  soggetto  svolge  per  libera  scelta  ed  in  funzione  della  propria  disponibilità, competenza, esperienza.  Tutti  i  soci  risultano   in  condizione  e  posizione  paritetica.  Infatti  il  gruppo  è  tale  in  quanto  si  avvale  indistintamente  del  contributo e  collaborazione   di  ciascuno. 

L’  attività  che  lo  caratterizza, l’asse  portante, per  vocazione  è  il  podismo  a  qualsiasi  livello , con  tutte  le  altre  attività  ad  esso  connesse, socio culturali, turistiche,  conviviali, altro, sempre  nella  osservanza   dell’  educazione  del  viver  civile.

Non  persegue  finalità  lucrative,  rispetta  qualsiasi  fede  politica  o  religiosa,  che  ciascuno  si  tiene  in  se  e  non  ne  faccia  oggetto  di  commento  o  polemica. Non  fa  distinzioni  di  etnie, di  estrazioni  di ceti  sociali o culturali,  si  deve  solo  avere  un  reciproco  rispetto  ed  un  comportamento  deontologicamente  sportivo  .

Non  è  interessato  ad  una  qualsiasi  sponsorizzazione,  che  senz’  altro  ne  migliorerebbero  le  condizioni, bensì  tiene  fede  allo  spirito  di  indipendenza  ed  autonomia, peculiarità  che  lo  caratterizzano, rifiutando qualsiasi condizionamento  o  ingerenza  che  possa  in  qualche  modo   inquinare il  solo  scopo  ispirato  al  puro  e  semplice  ideale  sportivo .

Risulta  esclusivamente  auto  gestito  ed  auto  finanziato .  Infatti  a  coloro  che  si  avvicinavano  per  entrarne  a  far  parte  ,  chiedendo  “  se  mi  iscrivo  cosa  date  ? “  veniva  risposto  “  se  ti  iscrivi  c’ è  una  quota  che  devi  versare ! “ Infatti  era  difficile  far  capire  che  questo  tipo  di  associazione  rispondeva  più  ad  una  caratteristica  famigliare,  che  altro.  Si  veniva  a  far  parte  di  qualcosa  che  ci  apparteneva  e  non  una  funzione  da  svolgere. 

Proprio  per  il  fatto  di  non  avere  una  sponsorizzazione,  la  quota  associativa  alla  quale  poi  il  gruppo      a secondo  le  disponibilità  derivanti  dalle  manifestazioni  che venivano  organizzate  relativamente  alle  iscrizioni, alle  offerte  da  parte  di  chi  poi  vedeva  comparire  nella  locandina  un  proprio  spazio  pubblicitario  (che  non  era  poi  poco  avendo  la  locandina  una  tiratura  di  oltre  mille  copie)  ed  altro  che  si  recuperava  durante  l’anno  con  le  partecipazioni,  il  gruppo  provvedeva  a  fornire il  corredo  personalizzato  del  gruppo  stesso;  da  prima  una  semplice  maglietta,  poi  una  borsa,  poi  via  via  che  le  possibilità  lo  consentissero,  il  completino, la  tuta,  il  K - way, zucchetto  e  altro,  che  nel  corso  degli  anni  si  è  più  volte  ripetuto  e  migliorato.  Oltre  a  ciò  venivano  coperte  le  iscrizioni  a  due  manifestazioni  a  cui  il  gruppo  teneva,  ossia  quelle  in  cui  si  evidenziava  la  consistenza  del  gruppo  stesso, quelle  in  cui  veniva  stilata  una  classifica  oltre  che  individuale,  di  gruppo  per  citarne  un  paio  tra  le  classiche  la  “ Roma-Ostia “  in  cui  nella graduatoria  di  società  si  posizionava  in  zona  avanzata  e   di  tutto  rispetto  .  La  “24 x 1ora “  nella quale  il  gruppo  è  risultato  il  primo  o  tra  i  primi  a  mettere in  pista  ben  3  squadre  di  cui  una  interamente  femminile .  

Inoltre,  tra  le varie  cose  a  cui  il socio   con la  quota  veniva  ad  aver  assicurata   c’ era   la  caratteristica  festa  con  la  cena  di  gruppo  di  fine  d’  anno  a  cui  partecipavano  oltre  che  dei  tesserati, i  relativi  familiari  (questi auto paganti) amici,  conoscenti,  simpatizzanti.  In  questa  occasione  veniva  distribuito  tutto  il  materiale  reperito  durante  tutto  l’arco  dell’ anno  e  a  ciascuno  veniva  dato  un  premio,  o  una  coppa  sino  ad  esaurimento  (di  quelle  vinte  come  gruppo )  o  altro  gadget,  in  base  sia    alla  prestazione (il  gruppo  può  vantare persino  qualche  titolo  italiano !!),  che  per  numero  di  partecipazioni  .  

In  buona  sostanza e  per  non  annoiare  oltremodo  il  gruppo  sostanzialmente  e  prevalentemente  ha  curato  le  seguenti  linee di  lavoro  svolgendo  attività  nel  campo  :

  •  Partecipativo
  •   Organizzativo
  •   Socio culturale, turistico, conviviale  
  •   Beneficienza  laddove  è  stato  possibile .

Attività  che  il  più  delle  volte  si  fondono ,  si  intersecano,  si  sovrappongono,  si  uniscono  .

In  merito  al  primo  punto  possiamo  dire  che  è  inutile  e  quasi  impossibile  elencare  tutte  le  manifestazioni  alle  quali  in  quasi  trent’  anni  si  è  partecipato.  Non  c’è  stata  domenica  in  cui  il  gruppo  non  si  sia  riunito  e  abbia  partecipato  ad  ogni  tipo  di  gara  amatoriale  o  competitiva. Da  quelle  rionali, cittadine, provinciali, regionali, nazionali, internazionali.  A volte mandando una  rappresentativa  in  più  e  diverse  gare,  onde  curare  i  buoni  rapporti  con  le  altre  società.  Coprendo ogni  tipo  di  percorso  o  distanza; da quelle  brevi,  alle  mezze  maratone,  alle  maratone  vere  e proprie,  ufficiali,  alle  super  maratone,  alle  100  km !!.

Relativamente  alle  maratone  si  possono  elencare  quasi  tutte  e  per  più  volte  quelle  svolte  in  Italia  da  Torino  a  Palermo.  Così  per  quelle  in  campo  Europeo, ossia  in  quasi  tutte  le  capitali;  come  per  alcune  internazionali  per  citare  una  classica  la  N.Y.C.

Le  super  maratone, quelle  intorno  ai  50 /  60  Km  possiamo  citarne  alcune  come  la  Quintiliolo-Mentorella ,  la  Bracciano-Civitavecchia,  i  50 km  di  Romagna,  la Pistoia-Abetone.

I 100  Km  citiamo  in  particolare  la  Firenze-Faenza  ossia  “il  Passatore“  per  il  quale  possiamo  aggiungere  un  nota  in  più,  ossia  che  dai  primi  anni  ottanta  ad  oggi  e  sottolineando  ad  oggi,  in  tutte  le  edizioni   non  è  mai  mancata  una  presenza  del  gruppo e conquistato  un titolo italiano  di  categoria .

Il  tutto  con  spostamenti  organizzati sia in proprio che con agenzie; al  termine con le consuete e tradizionali conclusioni conviviali  sempre  in  allegria  nei  ristoranti o  pic-nic  dove  possibile;  dopo  aver   alloggiato  in  confortevoli  hotel.  

In  merito  al  secondo  punto  possiamo  ricordare  le  22  Edizioni della “manifestazione”  podistica  alla  Garbatella  “ ( prima Ed. 19 / 10 / 1986 )  introducendo  nel  quartiere  un  evento  di  cui  era  sprovvisto.  Di  queste  si  terrà  un  capitolo  a  parte  e  se  ne  parlerà  separatamente, riproducendo  documentazioni, cronache, racconti, episodi, aneddoti,  curiosità.  Solo come breve  cenno,  in  alcune  edizioni  si  è  raggiunto  un  picco  partecipativo  di  oltre  1000  iscritti ; si  è  elargito  una  abbondante   premiazione, il  tutto secondo  classifiche, uomini,  donne,  i  più  giovani, i  più  anziani, i  gruppi;  si è  consegnato  ad  ogni  partecipante  un  pacco  gara  di  valore  sempre  di  gran  lunga  superiore  alla  quota  di  iscrizione,  offerto  un  ristoro  a  detta dei partecipanti  piuttosto  gratificante, gestito  il  percorso  autonomamente,  tenendo  cura  della  incolumità  dei  partecipanti, del  traffico,  del  rispetto  degli   spazi  rionali  utilizzati, dell’ ordine  e della  pulizia,  rilasciando  tutto  perfettamente  sempre  in  ordine.  Ci  auguriamo  che  qualcuno  ce  lo  confermi  .



Di  altre  varie,  originali  e  inconsuete  organizzazioni  possono  essere  citate  :    

“Correre a quattro zampe “(due  del  podista, quattro del  cavallo) una  novità, una  curiosità,  un’originalità. In  collaborazione  con  il  maneggio  di  Castel  Fusano,   si  è  messa  in  piedi  una  manifestazione  in  cui  un  podista  correva  in  affiancamento  ad  un  cavallo  cavalcato  da  un  fantino  od  una  amazzone.  Il  percorso  si  snodava  all’interno  della  pineta  stessa, si  dovevano  rispettare  delle  regole  appositamente predisposte ed una  certa  regolarità.  Il  podista  ed  il  cavallo  dovevano  procedere  sempre  uniti.  E’  risultata  una  trovata  simpatica, conclusa  con  una  premiazione  per  tutti  ed  una  lauta  ristorazione  fatta  principalmente  di  grigliate, dolci  e  altro. Una  giornata  di  sport  immersi  in  una  natura  protetta  e  rispettata  all’insegna  della  ecologia  e  della  vita  all’aperto .

“Maratonina  del  primo  dell’  anno“,  senza  iscrizione  e  tutti  procedendo  insieme  con  la  stessa  andatura,  per  accompagnare  uno  dei  tre  tuffatori  ,  appartenente  al  gruppo  ,  tra  l’  altro  straniero    ( egiziano )  al  tradizionale  tuffo  nel  Tevere  dell’  1 / 1 . Manifestazione  che  ha  avuto  un ‘ incredibile successo  partecipativo  e  spontaneo  dal  Circo  Massimo  luogo  di  raduno  e  partenza  al  ponte  da  cui  avveniva il tuffo. In  questa occasione  si  è  presa  un’altra iniziativa  che  per  certi versi  ci ha  resi  soddisfatti. Abbiamo  distribuito,  offerto  gratuitamente  a  quanti  gradivano  una  fetta  panettone  o pandoro  ed  un  bicchiere  di  spumante  per  raccogliere  delle  spontanee offerte  che  venivano  poi  date  in  beneficienza  per  la  ricerca  delle  cause  di  malattie  genetiche,  in  particolare  per  la  distrofia  muscolare  .

“ Staffetta da  Roma  ad  Assisi “  ossia  “ da  S.  Benedetto  a  S.  Francesco “  circa  170  km.  suddivisa  in  frazioni  di  circa  20  km,  da  percorre  prevalentemente  insieme  a  quanti  sceglievano  la  stessa tratta.  Il   percorso  si  snodava  su  tutta  la  SS.  Flaminia. Partenza  dall’Abazia  delle  Tre  fontane  con  la  cerimonia  officiata  dall’Abate  ed  arrivo  ad  Assisi  alla  basilica  di  santa  Maria  degli  Angeli  accolti  anche  in  questo  caso  dall’Abate  del  Santuario  con  cerimonia  nella  Porziuncola  aperta  appositamente  per  noi;  evento  di  una  eccezionalità  e  particolare  rarità  !  A  tutti  i  partecipanti  venne  dato  come  riconoscimento  un  piccolo  bucchero  originale  appositamente  ordinato  ad  una  specialistica  e  artistica  bottega-fornace  di  Gubbio.  Conclusione  della  manifestazione  che  si  è  protratta  ininterrottamente  dalle  16  del  sabato  alle  13  della  domenica  con  una  eccezionale  tavolata  in  un  ristorante  tipico  della  zona  con  tutti  i  podisti  i  familiari,  gli  amici,  gli  accompagnatori  al  seguito  che  hanno  svolto  un  lavoro  encomiabile  specie  durante  tutta  la  nottata  a  tutela  e  salvaguardia  dei  podisti .

Oltre  all’attività  prevalentemente  podistica  non  è si  trascurato  di  dare  spazio  al  terzo  punto. Si  curato  anche  l’aspetto  ricreativo,  oltre  che  per  i  soci  per  quanti  erano  al  loro  seguito.  Si  sono  effettuate  delle  gite  turistico-culturali  di  interesse  rilevante  con  una  cura  ineccepibile  sotto  il  profilo  organizzativo, logistico,  scelta  di  siti  altamente  interessanti  e  durata  di  più  giorni, con  una  selezione  accurata  di  hotel, ristoranti, trasporti in  macchina o  pullman o  treni  o  aerei  e  sempre  nel  rispetto  del  miglior  risultato  del  binomio  qualità-prezzo.  Per  citare  alcuni dei  luoghi  o  siti  archeologici,  tra  l’  altro  sempre  visitati  con  guida  professionale  del  posto  si  annoverano:  Pompei, Paestum, Caserta,  la  Reggia, Caserta  vecchia, Castel  del  monte, Trani, Otranto. Al  nord  in  occasione  della  “Monfortina “  S. Bonifacio, Monte  Forte  d’ Alpone:  Padova, Vicenza, Este, Mantova   ecc.  per  non  dilungarci.   

In  merito  al  terzo  punto  si  preferisce  stare  nella  discrezione  e  non  evidenziare  altro  se  non  quanto  è  già  stato  detto  nella  maratonina  del  1/1   per  la  distrofia  muscolare;  di  un  piccolo  contributo  per  un  intervento di cardiochirurgia da  effettuare  all’estero su una  bambina; poco altro,  ma  generosamente  e  molto modestamente  per  quanto  fosse   possibile.

Per  un  certo  periodo  il  gruppo  ha  edito  un  proprio  giornalino  mensile,  che  veniva  letto  e  commentato  durante  le  riunioni  settimanali. In  esso  venivano  riportate  ed  elencate  tutte  le  manifestazioni   di  prossima  programmazione,  i  commenti  di  quelle  a  cui  si  era  partecipato,  varie  rubriche  da  quella  medica, a  quella  sull’alimentazione,  tecnica  in  merito  a  consigli  sugli  allenamenti,   all’abbigliamento,  qualche  spunto  turistico-culturale  ed  altro.

Il  gruppo  ebbe  un  ruolo  attivo  nella  polemica  federale  per  l’ottenimento  dell’ingresso presso  i  campi  sportivi  di  Caracalla  e  Tre   Fontane,  per  gli  allenamenti  anche  degli  atleti  delle  società  amatoriali  ed  accoglimento  di  certi  suggerimenti  normativi  federali.   

L’organizzazione  all’interno del  gruppo,  ha  sempre  fornito  un  servizio  di  assistenza  per  quanto  riguarda  le  iscrizioni  alle  varie  gare,  il  ritiro  e  consegna  del  pettorale  e  pacco  gara  per  ciascuno,  ha  sempre  consentito  la  possibilità  di  partecipare,  con  spirito  di  collaborazione  e  solidarietà, anche  a  chi  poteva  trovarsi  in  difficoltà.                  

Purtroppo  non  c’  è  cosa  a  questo  mondo  che  possa  vantare  il  bene  dell’  eternità,  poiché  l’unica  certezza  che  possa  avere  una  cosa  che  nasce,  che  avrà  senza  ombra  di  dubbio  una  fine.  

Tuttavia,  l’importanza  è  di  essere  esistiti  e  se  possibile  di  aver  operato  al  meglio, di  aver  lasciata  una  traccia  positiva,  un’orma,  un’impronta  cui  far  riferimento, qualcosa  che  valga  la  pena di  ricordare  ed  acquisire  se  positiva  o  evitare  se  negativa.   In  questo  caso,  con  tutta  la    modestia   il  G.S.Arcobaleno –Roma  nel  suo  genere  si  augura  e  spera  senza  volersi  illudere  di  essere   riuscito  a  seminare  qualcosa   nell’  interesse  di  questa  amata  e  benefica  attività  quale  il  podismo  come  filosofia  di  vita  salutare  per  il  fisico  e  la  mente  ( in  corpore  sano  mens  sana  )

Oggi  ancora  alcuni  reperti  storici  si  trovano tra i  volontari  che  continuano  a  collaborare  sotto  il  nome  del  gruppo  con  le  organizzazioni  in  particolare  della  “ Roma-Ostia “  e  “Maratona  di  Roma“, svolgendo  vari  servizi  dal  centro  maratona, alla gestione  di  un  punto  di  ristoro  ed  un  punto  di  spugnaggio   lungo  il  percorso  della  gara.  

Oppure con  chi  voglia  avere  un  apporto,  un  consiglio, una  mano.

Il  gruppo,  non  ha più rinnovata  alcuna  affiliazione, ha  dismesso  quella  struttura  ed  organizzazione  che  per  anni  è  stata  pulsante, tuttavia  un  reperto lo si può  ritrovare  in  una  pizzeria  dove  bi settimanalmente  si  ritrovano  quei  pochi  irriducibili, nostalgici, affezionati  arcobalenisti,  con  le  signore,  altra  forza  della  validità  ed  efficienza  del  groppo, che  continuano  a  parlare  di  corse,  di  manifestazioni, di  episodi, di  rivalità,  di  record  personali,  di  soddisfazioni,  di  delusioni,  il  tutto  con  la  velata  malinconia  del  sapore  dei  ricordi  .

Nel  ringraziare  per  l’  attenzione  prestata,  si  porgono  i  migliori  e  sportivi saluti e  auguri  a  tutti. 

 

                                                                                                                  G.S. Arcobaleno-Roma  

 (tiberio faraglia, ernesto del vescovo, romolo ferrari, caludio sabatini, sandro fogliati, sergetto.  )        

QUARTIERE GARBATELLA – LA SUA STORIA

La Garbatella è uno dei quartieri più popolari, caratteristici, affascinanti ed architettonicamente (forse al pari del solo quartiere Coppedè) importanti di Roma.

La Garbatella è un orgoglio romano, il quartiere popolare più bello del mondo.
Chi sa di Roma e chi la conosce, non potrà che condividerla.
La ragione è molto semplice: porta con sé tanta romanità e la conserva tuttora.
Da sempre all’avanguardia, con i suoi tanti localini della movida, ma che strizza l'occhio al passato, il posto in cui per strada, la domenica mattina, si po' ancora sentire l'odore di bucato dei panni stesi e il profumo degli intingoli che si preparano per il pranzo della festa. Sui muri passa la storia. L’architettura dei palazzi è più che centenaria, un’edilizia di lotti operai in cui vive una comunità che rivendica la propria identità. Sempre.

Garbatella nasce nel 1920 su un ambizioso progetto urbanistico di Paolo Orlando. L’idea era quella di realizzare un canale navigabile parallelo al Tevere che doveva servire al trasporto delle merci da Ostia fino a un porto posizionato nei pressi dell’odierna via del Porto Fluviale, tra Testaccio e Ostiense. La zona a ridosso di questo porto doveva servire ad ospitare i futuri lavoratori portuali. Per questo motivo i nomi delle vie sono stati dedicate alle personalità del mondo marittimo italiano.

Il progetto del canale navigabile non fu mai realizzato ma il quartiere nacque e sviluppò una propria identità. Furono trasferite qui negli anni ’30 le famiglie sfollate a seguito dell’abbattimento della Spina di Borgo per la realizzazione di Via della Conciliazione, e quelle sfollate per la realizzazione di Via dei Fori Imperiali.

La Garbatella fu suddivisa in 62 lotti dell’Istituto Case Popolari (ICP) e la sua architettura si ispirò al modello delle città giardino inglesi, con villini e palazzi di massimo tre piani, con cortili e spazi verdi coltivabili. Un modello che dava dignità anche alla classe operaia.

Lo stile utilizzato fu il barocchetto romano ideato dagli architetti Gustavo Giovannoni e Innocenzo Sabbatini.

La sua storia non è noiosa e serve soprattutto per apprezzare ancora di più l’originale territorio visitando il quartiere a piedi.

Il nome innanzi tutto. Ci sono ben tre ipotesi che circolano attorno alla sua origine: La prima, la più scientifica, Garbatella verrebbe al riferimento di un tipo di coltivazione della vite ‘a garbata’ o a “barbata” in uso nella tenuta di Monsignor Alessandro Nicolai (la “Tenuta dei 12 Cancelli” che includeva anche l’attuale Via delle Sette Chiese). 

La seconda è che siano stati i luoghi verdi e le costruzioni curate a far meritare alla zona l’appellativo di ‘garbata’. 

La terza ipotesi, la più popolana e romantica ed anche la più accreditata, riporta il nome alla presenza nel quartiere di un’osteria dove si trovava un’ostessa dai modi così gentili e garbati e talmente benvoluta dai viaggiatori che prendevano alloggio presso la sua locanda, da meritare il nome di Garbata Ostella, definizione contratta poi in “Garbatella”.

La delicatezza, la finezza ed il garbo risalirebbero alla sua caritatevole attitudine verso i bisognosi, anche se, non manca chi le abbia interpretate anche come vaga sensualità e voluto fare allusioni sui favori che, si ritiene, l’ostessa fosse abituata a concedere ai viaggiatori……… forse, proprio per questo, lo stucco sulla facciata di un palazzo di Piazza Geremia Bonomelli la ritrae con un seno scoperto…….!

Per la leggenda, il nome dell’ostessa doveva essere Carlotta, e l’Osteria era verosimilmente ubicata nella zona della Basilica di S. Paolo, presso via delle Sette Chiese, probabilmente in Vicolo della Garbatella, la strada che i pellegrini percorrevano nel loro pellegrinaggio alle sette chiese di Roma. 

La Garbatella nasce nel 1920 più precisamente il 18 febbraio e probabilmente è l’unico quartiere di Roma ad avere una data certa. Nasce come quartiere popolare destinato ad ospitare gli operai della prevista “zona industriale” dell’Ostiense, ed è caratterizzata da villini e palazzine divisi in lotti e strutturati, almeno nel nucleo storico, in tre piani al massimo, con grande cura per i dettagli e con ampi spazi verdi interni (piazze, cortili e giardini) che dovevano fungere da punto di ritrovo per la popolazione.

Prima dell’inizio dei lavori in Piazza Brin, luogo dove venne posta la prima pietra da Re Vittorio Emanuele III, vaste proprietà della zona erano concentrate nelle mani di poche facoltose famiglie, che occupavano casali e ville.

Il territorio era ricoperto da numerosi canneti, orti ed aree tenute a pascolo, affittate a pastori che praticavano la transumanza. Nel 1908 era sorto, su Via delle Sette Chiese, un grosso edificio dove una "Società del cacio e del pecorino" raccoglieva dai pastori il latte, lo lavorava e faceva stagionare le nere forme di pecorino romano. 

Il territorio era quindi semidisabitato ma si animava quando si svolgevano i pellegrinaggi delle Sette Chiese, una vera e propria processione che aveva nella "chiesoletta", la cappella dedicata ai Santi contadini Isidoro ed Eurosia, una delle tappe d'obbligo: nel luogo ove sorse la chiesetta, restaurata agli inizi dei 1800 dal Valadier, c'era stato nel 1575 l'incontro tra S. Filippo Neri, ideatore del pellegrinaggio e San Carlo Borromeo.

Nel 1920 all’Ostiense erano state impiantate le officine del gas, i mercati generali, oleifici e, lungo le rive del fiume, mulini e concerie, una grande vetreria, officine meccaniche e molti magazzini. La nuova borgata nasceva come insediamento operaio a ridosso della zona industriale ma anche come borgo marinaro al servizio di un porto fluviale rimasto però a livello di progetto. Il 18 febbraio 1920, la nascente borgata non aveva ancora un nome ufficiale: furono proposti i nomi “Concordia”, per richiamare l'auspicio di una pace sociale molto vacillante in quel periodo, o “Remuria”, per via di una leggenda secondo la quale Remo, in opposizione a Romolo, avrebbe voluto costruire proprio qui la sua città (e non sull'Aventino come vuole la tradizione), ma prevalse in via ufficiale, anche se solo alla metà degli anni '30, il nome che si era già popolarmente imposto: Garbatella.

La ragione principale del suo sviluppo si inscrive in generale in una spiccata estensione urbanistica di quegli anni di Roma, ma è da ascrivere anche ad uno scopo ben preciso: si era infatti deciso di edificare un porto ad Ostia, il quale sarebbe stato collegato a due porti fluviali sul Tevere (uno nei pressi di via del Porto Fluviale, l’altro dalle parti della Basilica di S.Paolo); il quartiere neonato sarebbe quindi servito ad ospitare i lavoratori adibiti a questo ambizioso progetto e altri impiegati nella zona industriale del quartiere Ostiense. Il progetto di Ostia però naufragò, con la Garbatella che continuò a vivere una vita propria anche se non aderente al progetto originario: se all’inizio essa venne concepita come borgata separata dalla città e circondata dalla campagna, la speculazione edilizia la unirà alla città facendo venire meno la destinazione d’uso soprattutto rurale e operaia. Quest’ultima, però - ed è questo il bello del quartiere - permane negli edifici e negli spazi della parte vecchia della Garbatella, creando una saldatura ideale fra passato e presente. 

Architettonicamente, l’ispirazione primaria del nuovo quartiere era quella della città giardino all’inglese, anche se rivisitata: un complesso di case unifamiliari dotate di cortili interni e di appezzamenti di terreni agricoli. La logica è quella del lotto, che è il vero protagonista della sistemazione urbanistica del quartiere: la parte storica della Garbatella si svilupperà nei primi anni di vita intorno a 62 lotti; in seguito, si imporrà anche l’impostazione degli spazi comuni e il quartiere vedrà un’ulteriore crescita.

Ciò che colpisce guardando con attenzione le case è la varietà degli stili che vengono applicati a diverse costruzioni della Garbatella storica, fra i quali spicca il cosiddetto barocchetto romano visibile da molti edifici del rione, stile che divenne tipico dell’edilizia popolare di quegli anni. Dal punto di vista architettonico e urbanistico, il risultato finale ottenuto alla Garbatella è diventato un vero e proprio “caso di studio” che per l’appunto ispira architetti e urbanisti: non è difficile, infatti, incontrare studenti di Architettura oltre che delle Università italiane e romane anche di quelli di altre città e nazioni.

Monumenti, artistici e architettonici degni di rilievo o curiosità, alla Garbatella, sono la Fontana di Carlotta con la adiacente scalinata (detta “degli innamorati”), il Palladium (che era un tempo il cinema rionale e oggi, dopo essere stato anche discoteca di tendenza, dinamico centro culturale) ed, in epoca più recente, proprio ai limiti con l’Ostiense, l’Air Terminal che, in occasione dei Campionati mondiali di calcio del 1990 doveva unire l’aereoporto di Fiumicino alla città. Ora il terminal è sede di EATALY, uno degli spazi più importanti dedicati ai cibi ed alle bevande di alta qualità ed è tra i marchi enoganostronomici più conosciuti e più ambiti al mondo.

Un’altra struttura che, per un certo verso, può essere definita un “monumento storico” è l’orologio della torre dell’” Albergo rosso”, che ha per anni segnato le ore 11 e 25: cioè l’ora di inizio del bombardamento che il 7 marzo del ’44 colpì l’intera zona e che rase al suolo gran parte del quartiere, lasciando a terra oltre cinquanta morti.

Quelle lancette ferme sono state fissate sulle 11,25 per oltre mezzo secolo rappresentando forse il miglior monumento di Roma contro la guerra. In occasione del centenario della nascita del quartiere, proprio lo scorso 18 febbraio, l’orologio è tornato a funzionare diventando punto di riferimento per gli abitanti del quartiere e attrazione per le persone che consumando un caffè in Piazza Biffi ne ammirano l’originalità e la “precisione”.  

Ma ritorniamo alla storia, La Garbatella, sul finire degli anni ’20 è un vero e proprio territorio di sperimentazione urbanistica, in cui vengono applicate varie soluzioni: sono infatti presenti sia la "casa rapida", essenziale, che i villini palladiani, le case "minime" e gli alberghi suburbani. Le varie tipologie edili evidenziano il diverso ruolo svolto dai vari interventi. La "prima" Garbatella è legata ad un'idea di città giardino tutta italiana; ogni inquilino ha intorno all'alloggio un pezzo di terreno adibito ad orto e particolare cura è dedicata alla scelta di piante pregiate nell'ornamento dei giardini. Con le realizzazioni successive la” casa rapida” non prevede più lotti frazionati ma spazi e attrezzature collettive. La scelta di edificare "alberghi" suburbani viene adottata in seguito al fallimento della politica della casa rapida. Appena si evidenziò la forte incidenza dei costi di costruzione, la tipologia del villino si trasformò in palazzina che, a sua volta, fu la soluzione intermedia tra il villino e l'edificio a "blocco”, un edificio architettonicamente elegante e di veloce realizzazione, comprendente in sé un modico numero di appartamenti e rispondente, meglio del villino, alle esigenze economiche e di sviluppo della città. 

A proposito della città giardino, crediamo sia utile riportare la teoria di Raynold Unwin, l’urbanista inglese cui si ispirarono i progettisti italiani della Garbatella:

"Suggerisco che la forma ideale della città alla quale essa dovrebbe tendere, consista in un nucleo centrale, circondato da sobborghi, ognuno dei quali raggruppato intorno ad un centro sussidiario che rappresenti la vita comune suburbana dei distretto; il sobborgo, a sua volta, sarà costituito da gruppi di abitazioni, officine, o altro, con qualche attività cooperativa collegata con gli edifici e i proprietari delle abitazioni o con gli svaghi collettivi negli spazi pubblici, nei campi di gioco e così via. Per potenziare questo sviluppo ideale della città, ogni singolo sobborgo dovrebbe essere fornito, prima di tutto, di un opportuno centro intorno al quale dovrebbero essere situati gli edifici municipali o amministrativi locali, i luoghi di culto e le istituzioni educative, ricreative e sociali. Sarebbe logico raggruppare le industrie e le attrezzature ferroviarie in collegamento con canali e fiumi, ove esistano. Una simile zona industriale dovrebbe essere strettamente collegata, con strade di traffico dirette a comodi mezzi di trasporto, con i diversi quartieri residenziali". 

Nel 1920 le case generalmente sono a due piani, con piccolo spazio verde individuale. Gli alloggi sono costituiti da tre o sei vani e senza bagno. Sono delle residenze molto semplici, costruite con materiali economici, ma che hanno una certa solidità. Il sistema costruttivo adottato è quello usuale all'epoca a Roma, con muratura mista di pietra, tufo, mattoni, pavimenti in piastrelle di cemento e, sui tetti, tegole alla marsigliese o alla romana, scalini e soglie in cemento. Nel 1923 inizia la costruzione delle "case rapide" e nel 1925 sorge, intorno a piazza Masdea e via Magnaghi, il quartiere per gli sfrattati: le case, scarne ed essenziali, sono caratterizzate da ampi spazi comuni e servizi come stenditoi, lavatoi, spazi gioco, giardini.

In verità l'intero quartiere, con le fontane, le palazzine, i balconi, i villini, gli stucchi e gli spazi verdi, può essere considerato un grande monumento a cielo aperto, tanto che, da sempre, fa da sfondo a film, fiction e telefilm..: il quartiere, infatti, è sempre stato caro a Nanni Moretti (che vi ambientò alcune scene di “Bianca” ed una parte del primo episodio del film “Caro diario”, precisamente “In vespa”, descrivendo la Garbatella come “il quartiere di Roma che più mi piace”; alla Garbatella sono state recentemente girate le fiction di successo “Caro Maestro” e “I Cesaroni”. Lo stesso Pasolini ambientò in questo quartiere molte scene del romanzo “Una vita violenta”; scene del film Romanzo Criminale mentre i lotti storici sono stati la cornice prediletta per uno degli ultimi film di Woody Allen e sempre più numerosi sono gli spot di carattere pubblicitario che vengono girati all’interno degli originali comprensori.

La struttura architettonica e urbanistica del quartiere fu inizialmente improntata come già accennato al modello inglese delle “città giardino”, popolate da operai e comprendenti ampi e numerosi spazi verdi coltivabili, tali da fornire ai lavoratori residenti una preziosa, e ulteriore, fonte di sussistenza. Alcuni dei lotti originari vennero demoliti negli ultimi decenni del secolo scorso ma nei lotti più antichi, nei pressi di piazza Benedetto Brin, vero e proprio cuore della Garbatella, si può ancora ben vedere come gli spazi dedicati al verde (giardino o orto che fosse) erano proporzionalmente paragonabili a quelli abitativi; questo, forse, per permettere un più ottimale e rapido ambientamento dei lavoratori agricoli provenienti dall’Agro Pontino e destinati a popolare il nuovo quartiere: un espediente per farli sentire un po’ più “a casa propria” ed evitare lo choc dovuto al trasferimento “in città”.

Lo stile architettonico dei primi lotti fu denominato come già detto “Barocchetto” dai suoi creatori Giovannoni e Sabbatini, cui si aggiunsero in seguito Costantini, Piacentini, De Renzi, e Nori; infatti, di stile “baroccheggiante” sono i profili sagomati, le figure di animali, fiori e mascheroni riscontrabili nei fregi, sia pure in stucco anziché in marmo come negli edifici gentilizi. L'avvento del Fascismo stravolse però la pianificazione urbanistica del quartiere, in quanto il rapporto "verde/edificato" calò sensibilmente e cominciarono ad essere costruite abitazioni più simili ai moderni condomìni che ai precedenti villini; anche l'idea del porto fluviale venne definitivamente abbandonata.

Restò comunque ferma l'intenzione di costruire, oltre agli spazi abitativi privati, spazi pubblici come stenditoi o asili nido. Si cominciarono a costruire palazzi più grandi ed alti per ospitare una sempre crescente popolazione.

La differenza con i palazzetti sorti all’inizio dal 1920 con quelli edificati dal 1923 in poi, si può facilmente riscontrare nei quattro lotti chiamati Alberghi ("Bianco", "Giallo", il "Terzo Albergo" e "Rosso – lotto 42") nei pressi di piazza Eugenio Biffi, notevolmente differenti dal punto di vista strutturale ed estetico. Malgrado questo giro di timone progettuale la Garbatella può comunque essere definito, insieme forse alla zona di Monteverde Vecchio, l’unico quartiere di Roma a misura d’uomo.

Gli “Alberghi” appena menzionati sono quattro palazzoni disegnati alla fine degli anni ’20 da Innocenzo Sabbatini ed edificati nella Piazza Michele da Carbonara. Tre di loro, il “bianco” il “giallo” e il “terzo albergo”, s’incastrano con forme ad "Y" mentre il quarto, dipinto di rosso, sembra una bottiglia rovesciata. Quando furono costruiti non mancarono elogi da parte dei giornali del tempo; nel marzo del 1928 il Messaggero recita: “Frutto di sperimentazione progettuale che rimanda a suggestioni futuriste… questi edifici si notano per una migliore pratica costruttiva ed una perfetta utilizzazione degli spazi.” In realtà erano dei veri e propri dormitori pubblici, con i servizi in comune, destinati a concentrare gli sgomberati, gli espulsi dal centro storico, assieme a sorvegliati di polizia o ex confinati vittime del Tribunale Speziale.

Nel 1926 l'architetto Marconi progetta le case di tipo semieconomico. Questo tipo di edificio, indirizzato ad un ceto sociale diverso da quello dei villini, è composto generalmente da tre fabbricati uniti da arcate di allacciamento e disposti intorno ad un cortile che ancora oggi è caratterizzato da piante e fiori. Queste costruzioni sono quelle a più alta densità abitativa, dopo gli alberghi: sono alte quattro piani e sono costituite da quattro alloggi per piano. Al piano terra ampie arcate permettono l'accesso al lotto. Tra il 1925 ed il 1927 fu costruito il quartiere per sbaraccati, costituito da oltre 500 alloggi. La novità di questo "quartiere" è costituita dall'esistenza di un progetto generale dei lotti che dà un senso unitario a tutta l'area. Nel 1929-30 si costruiscono edifici intorno alla piazza Bartolomeo Romano, con caratteristiche completamente differenti dalle precedenti: gli edifici hanno volumi notevoli e piante più articolate. Fanno parte di queste costruzioni i Bagni Pubblici ed il Teatro, servizi ormai essenziali per le dimensioni raggiunte dal quartiere. Principale artefice di questi progetti è l'architetto Sabbatini. Il Cinema Teatro Garbatella, oggi Palladium, è un dinamico insieme di elementi strutturali che sostengono le gallerie curvilinee ed elevano la cupola di copertura. 

Progettati completamente, come detto, da Innocenzo Sabbatini tra il 1926 ed il 1929, e costruiti intorno a piazza Michele da Carbonara, gli "alberghi" dovevano servire a dare ricovero agli sfollati del centro storico in seguito alla politica degli sventramenti della zona del Colosseo, del Teatro di Marcello e dell’attuale Via dei Fori Imperiali. Sabbatini fu libero di progettarli a suo piacimento e senza controlli superiori; essi occupano tre lotti triangolari mentre il quarto è concepito a forma di bottiglia per ospitare la sala da pranzo comune. Questi "alberghi", che in buona sostanza non sono altro che dei dormitori pubblici, hanno i servizi sociali ubicati al piano terra: depositi, cucine, refettori, asili per bambini, ambulatori. In particolare, nell'Albergo rosso trovano posto la chiesa e le scuole elementari, mentre nell'Albergo bianco è situata la Maternità. Le stanze ai piani superiori possono ospitare o persone singole, divise per sesso, o nuclei familiari. Il "Messaggero" del 29 marzo 1928 riconosce in questa opera "una migliore pratica costruttiva ed una migliore utilizzazione degli spazi dovuta alla semplice scelta tipologica del corridoio con stanze a destra e sinistra”.

Alla popolazione allontanata dalle proprie attività e dalla propria residenza non viene concessa altra alternativa che quella di vivere o in una "casa rapida" o in un dormitorio pubblico. Dopo il 1935 cessa la sperimentazione sull'abitazione popolare. L'intervento definitivo sulla "borgata giardino” avviene con la costruzione della chiesa San Francesco Saverio e la Scuola Cesare Battisti (sfondo di tantissimi film e riprese televisive in tempi recenti). Sono presenti, in questi ultimi due edifici, i caratteri della cosiddetta "architettura di Stato", con le aquile littorie intorno alla bella torre traforata della scuola ed il portico, di forte richiamo alla romanità, che fa da ingresso a via Magnaghi.

La Garbatella è stata a lungo considerata una borgata popolare un po’ malfamata, una delle parti di Roma che tradiva inevitabilmente le sue origini umili. Il tempo è stato galantuomo, è diventata a poco a poco un quartiere appetibile anche per altri strati sociali, grazie all’amenità dei suoi scorci e il suo essere una sorta di “quartiere paese” staccato dai turistici rioni centrali di Roma e da altre zone della città molto più caotiche. Senza dimenticare il particolare mix che la contraddistingue: l’aspetto popolare nonché rurale si accompagna a influenze architettoniche afferenti a quella corrente definita come barocchetto romano e ciò la rende una delle zone di Roma più singolari e affascinanti. A questo si aggiunga la sua vivibilità e la sua vitalità, percepibile non solo attraversandola ma anche dal fermento culturale tipico del quartiere.

Questa è la storia della Garbatella, del quartiere, amato da chi ci è nato, da chi ha scelto di viverci da chi è solo di passaggio; un quartiere dove il trascorrere di una vita a misura d’uomo, il fermento culturale che ne caratterizza la vita sociale ed il senso di appartenenza, fanno sì che venga  valorizzato in ogni momento ed in ogni circostanza, il patrimonio di fascino e riconoscibilità che questo quartiere, ormai ultracentenario continua ad offrire in uno scenario che con angoli di rara bellezza è ineguagliabile.

Walter GRAZIANI

Roma Social Club - Manifesto

Ciò che contribuisce a rendere la Garbatella un luogo immediatamente riconoscibile, non è solo la sua architettura o l’anima ancora schiettamente popolare, bensì la sua profonda romanità che trova espressione nell’appassionato sostegno alla squadra del cuore, la ROMA. Un amore dalle radici antiche che, nella scala delle cosiddette cose “poco importanti”, occupa senz’altro il primo posto.

PADRE CLAUDIO SUETTI NUOVO SACERDOTE ALLA GARBATELLA

La Comunità Cristiana della Garbatella sempre ricorderà gli ultimi giorni del giugno 2018, per la nomina di Sacerdote a Padre Claudio Suetti. Queste righe le scriviamo perché Padre Claudio possa essere circondato dal sentimento di profonda stima che nutriamo per Lui, sia per le qualità della sua “persona”, sia per la professionalità e l’attenzione con cui ha espresso il suo operato di diacono nella storica Parrocchia San Filippo Neri, in Eurosia.

OK DEL MUNICIPIO alla XXVI EDIZIONE DELLA CORRIALLAGARBATELLA 2017

Confortanti segnali positivi da parte della Presidenza del Municipio ovvero del Sindaco Virginia Raggi in funzione proprio del Presidente del Municipio Roma VIII, che con nota n.65991 dell'8 agosto 2017, ha fatto convocare una riunione che si terrà giovedì 7 settembre alle ore 11, presso l’Ufficio Sport e Cultura, per la definizione degli aspetti tecnico-organizzativi legati alla 26^ Edizione della gara podistica Corriallagarbatella in programma, come è noto, il 26 novembre prossimo.
Alla “Conferenza dei Servizi” saranno presenti, tra gli altri, il Comandante dell’VIII° Gruppo di Polizia Locale, un rappresentante della Direzione del Dipartimento Mobilità e Trasporti, un rappresentante della Manutenzione Strade, entrambi del Comune di Roma il Coordinatore AMA ed i rappresentanti del nucleo della Protezione Civile del nostro territorio.

Sottoscrivi questo feed RSS

Scrivici

Per favore inserisci il nome
Per favore inserisci il telefono
Per favore inserisci una e-mail Indirizzo e-mail non valido
Per favore inserisci il tuo messaggio
Acconsento al trattamento dei dati ai sensi del DLgs 196/2003 e del Reg. UE 2016/679.
Leggi l'informativa