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L'Architettura della Garbatella

La costruzione dei primi quattro lotti, attestati attorno a Piazza Benedetto Brin - collegata alla via Ostiense dalla scalinata monumentale progettata da Plinio Marconi - risale al 1921 e si struttura in una serie di piccoli edifici isolati, di undici tipologie diverse e dal taglio progressivamente crescente a partire dalla casa monofamiliare.

 

Originariamente l’edificazione della Garbatella doveva rispettare il modello sviluppato in Inghilterra delle garden cities (città giardino), caratterizzate da un buon collegamento con il centro della città, e costituite da case unifamiliari con ingresso indipendente, giardino e spazi verdi coltivabili.

Con l’avvento dell’autoritarismo fascista, lo sviluppo urbanistico della Garbatella subì un brusco cambiamento, caratterizzato da un intenso periodo di edificazione a danno del verde pubblico presente nella zona. Questa nuova fase, conseguenza del mutato scenario politico nazionale, vede la Garbatella divenire luogo di sistemazione per tutte quelle persone, non necessariamente povere, che si trovavano senza una casa. In questo periodo, infatti, viene presa la decisione di ridisegnare il volto del centro della città, attraverso l’abbattimento di molti edifici con conseguente necessità di trovare nuova sistemazione agli inquilini sgomberati.

La realizzazione dei necessari complessi abitativi venne affidata ancora una volta all’Istituto per le case popolari (ICP), il quale attuò uno sviluppo edilizio basato sulla sperimentazione della “casa rapida” negli anni compresi tra il 1923 e il 1927. Questa tipologia poteva essere visivamente associata alla casa giardino ma, a differenza del modello inglese, prevedeva l’utilizzo di materiali molto economici, era caratterizzata da una notevole velocità di esecuzione, gli elementi ornamentali erano marginali e gli spazi verdi non erano più giardini privati ma luoghi collettivi.



A partire dal 1928 alla Garbatella venne sperimentata un’altra tipologia di struttura abitativa, gli Alberghi suburbani, realizzati tra il 1928 e il 1929, attorno a piazza Michele da carbonara. Gli alberghi suburbani (lotti 41,42 Rosso-43,44). Questi edifici, ideati dall’Architetto Innocenzo Sabbatini, suscitarono grande interesse, fino ad essere presentati nella Prima Mostra di Architettura Razionale che si tenne a Roma nel 1928. Al loro interno dovevano ospitare momentaneamente le famiglie sfollate dal centro della città e, per evitare che  si stabilissero definitivamente all’interno degli edifici, furono fatti funzionare come case albergo, strutturate in modo tale da dividere gli spazi riservati alla sfera privata (stanze da letto, camerate usate come dormitori e divise per sesso) con gli spazi comuni in cui si espletavano le altre attività (servizi igienici sanitari, sale da pranzo, asili nido e scuole, l’ambulatorio medico, etc). Nel 1929 le case albergo subirono una trasformazione molto importante per coloro che ci vivevano. Infatti le sistemazioni  provvisorie costituite dalle parti comuni vennero divise e furono creati dei veri e propri alloggi familiari.

Questa trasformazione fu importantissima per la Garbatella, e ad essa si aggiunsero le opere di completamento dei lotti iniziati tempo prima dall’Istituto Case Popolari e la costruzione di nuovi edifici da parte dell’Istituto Postelegrafonici che non si discostavano molto dalle strutture che avevano dato origine al quartiere (1931-1933 Via Guglielmo Massaia)

La Garbatella cresceva, dunque, come un vero e proprio quartiere e così nello stesso periodo furono realizzate la Scuola (P.zza Damiano Sauli), il teatro Palladium alto sei piani e ideato come edificio di testa del lotto 12 verso la piazza (P.zza Bartolomeo Romano) e un edificio polifunzionale inserito nel lotto 13 che ospitava al piano terra i bagni pubblici, attivi fino agli anni sessanta, nei piani intermedi abitazioni popolari e all’ultimo livello degli spazi dedicati agli studi (l’ingresso è in via Ferrati).

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