Anche se si ritiene superfluo, perché si confida nella giusta interpretazione che va data alle due righe che seguiranno, ricorrono il piacere e dovere di chiarire che il fine non è quello di fare apologia o di sciorinare esaltazione, bensì di descrive, molto umilmente e sinteticamente, una breve e semplice cronologia, una anamnesi del modesto percorso intrapreso e realizzato .
Si erano superate le difficoltà della crisi energetica per la chiusura del canale di Suez , che avevano fatto adottare delle misure restrittive con la circolazione delle targhe alterne del traffico infrasettimanale e con il totale divieto di quello domenicale. Ciò, comunque , stimolò ed incentivò soluzioni alternative , tra le quali il risveglio dell’ attività motoria .
Si abbandonò almeno da parte di molti l’ idea di doversi muovere esclusivamente con la macchina, di andare solo per svago a prendere il caffè ad Ostia. Si cominciò a capire che non era quello il modo di ritenersi sportivi , soltanto perché si indossava una tuta più che sportiva da abito elegante, con calzini e mocassini ed andare a comperare il Corriere dello Sport e dilungarsi con il capannello di amici, altrettanto allo stesso modo sportivi, in polemiche discussioni . Poi stare il pomeriggio con la radiolina incollata all’orecchio seguendo lo sviluppo ed i risultati delle partite di calcio.
Si cominciò a ravvedersi e capire che lo stereotipo dello sportivo era un’ altra cosa. Lo sport, qualunque esso sia , doveva essere praticato personalmente; cosa c’ era di più popolare, semplice, salutare , liberatorio, associativo, benefico se non il podismo ?
Correvano gli anni ’80. Nel quartiere già da tempo , si poteva notare qualcuno esercitare l’attività podistica, ma singolarmente e autonomamente. Alcuni si conoscevano personalmente ed erano già amici, altri si potevano ritenere , lo stesso , tali, almeno sportivamente , in quanto, spesso, ci si incontrava nelle varie manifestazioni a cui si partecipava .
Le federazioni , a quel tempo , in essere: FIDAL, FIASP, UISP, prendendo atto dello sviluppo ed incremento massiccio partecipativo all’atletica come sport di massa e popolare, cominciavano a darsi una ufficiale struttura e normativa per regolamentare l’attività sia a livello agonistico, che amatoriale .
Veniva sempre più ostacolata, anzi vietata per le manifestazioni ufficiali, l’iscrizione per la partecipazione con la denominazione “ indipendente“ ma si esigeva, la richiesta della tessera di appartenenza ad una società o gruppo sportivo con cui veniva dimostrato e garantito l’ adempimento ed il rispetto di tutti i requisiti richiesti dalla normativa nonché l’ idoneità , per potervi partecipare. In tal modo veniva a ricadere sulla società o gruppo sportivo ogni responsabilità. Soprattutto per ciò che attiene al rispetto dell’ ottemperanza alla normativa sanitaria, assicurativa, adeguata prestazione fisica e preparazione .
Il costume, stava subendo una trasformazione, stava cambiando, si stava evolvendo, emancipando, non si riteneva più tanto ridicolo esercitare l’ attività podistica , ossia , veder correre qualcuno in strada, non si sentivano più tanto frequenti quelle battute, quelle classiche frasi, che ricordiamo, con le quali si vedeva apostrofato uno che correva in strada :
“ a oh ! ce l’ hai una casa ? vattene a casa !” “dai che arrivi primo…“ “ ma chi te lo fa fare !!“ “ tel a casa che …….” Persino “ a scemo !! “ e molto altro di più, che, si omette, per discrezione, ma che ben conoscono e ricordano quelli di allora perché correndo si dovevano sentire ridicoli loro e non invece chi profferiva quelle esclamazioni ! . Poveri diavoli !
Fortunatamente questo cambiamento di cultura, ma soprattutto l’informazione al riguardo, cominciarono a dare i loro frutti incidendo notevolmente facendo assumere un altro volto, un altro aspetto al costume e alla società stessa .
Un ulteriore contributo all’ affermazione della validità dell’ attività podistica, veniva persino dal campo medico, che ne consigliava la pratica anche a soggetti affetti da alcune patologie cardiache, ovviamente nella giusta misura e con le dovute cautele .
In questo contesto che ad uno dei suddetti praticanti del quartiere venne l’ idea , nel 1982, di porre in essere ciò che aveva sempre sognato e desiderato, ossia formare una società o almeno , più semplicemente , un gruppo sportivo con vocazione podistica.
Lavorando con impegno ed incoraggiato dall’aver riscontrato il successo che aveva riscosso l’idea con l’ immediata adesione, in un primo momento, di un piccolo contingente, ma al quale , via via che la notizia si diffondeva, se ne univano sempre più altri, l’ idea della formazione del gruppo cominciava a prendere sempre più corpo .
L’ impegno si dimostrò subito, purtroppo, pesante e gravoso, ma la soddisfazione di veder nascere e crescere un’ organizzazione efficiente e utile per tutti gli appartenenti era tale da infondere la forza nel proseguire, anche se, purtroppo, ciò che inizialmente si pensava poter essere un gioco, hobby, uno svago , in effetti si dimostrava un vero e proprio lavoro.
Per un periodo le riunioni settimanali, per concertarci sull’ attività, ossia dove scegliere di andare a partecipare la domenica, comunicarci delle notizie o informazioni, avvenivano in strada. Per far nascere subito uno spirito di corpo, sentirsi uniti sotto lo stesso simbolo, si fece una maglietta, che ci dava una connotazione, un’ appartenenza, un riconoscimento tra noi e che ci distingueva dagli altri.
Nell’ 84 , il salto di qualità , dopo aver vissuto un periodo, anche se molto attivo, ma informale, nasce ufficialmente con tutti i criteri della regolarità il “ Gruppo Sportivo Arcobaleno-Roma “ con la giusta denominazione di “ G. S. Arcobaleno-Roma “ e con il proprio simbolo o logo che dir si voglia, che rappresenta un “segmento iridato di arcobaleno dal quale emerge una figura umana stilizzata nell’ atteggiamento di correre “ significando un’ ampia apertura all’ accoglienza di qualsiasi idea.
Il G. S. Arcobaleno-Roma ha il proprio Statuto, con atto notarile , il proprio Regolamento, la propria struttura corredata da organigramma e funzioni gramma, il proprio elenco di soci regolarmente registrati e tesserati, in regola con gli adempimenti sanitari e quant’ altro secondo le prescrizioni richieste dalle federazioni a cui veniva regolarmente affiliato.
Ha una prima sede, in seguito una successiva, per benevola e disinteressata concessione di due soci, dove poter svolgere, comodamente, le riunioni settimanali ; una sede, un proprio recapito.
Tutte le cariche venivano rappresentate e ricoperte; tutte le funzioni venivano attribuite, ma lo spirito della struttura non era da intendersi verticistico, ossia, piramidale bensì orizzontale.
In quanto la carica assunta o assegnata non stigmatizzava una posizione gerarchica, ma l’ adempimento di un lavoro che il soggetto svolge per libera scelta ed in funzione della propria disponibilità, competenza, esperienza. Tutti i soci risultano in condizione e posizione paritetica. Infatti il gruppo è tale in quanto si avvale indistintamente del contributo e collaborazione di ciascuno.
L’ attività che lo caratterizza, l’asse portante, per vocazione è il podismo a qualsiasi livello , con tutte le altre attività ad esso connesse, socio culturali, turistiche, conviviali, altro, sempre nella osservanza dell’ educazione del viver civile.
Non persegue finalità lucrative, rispetta qualsiasi fede politica o religiosa, che ciascuno si tiene in se e non ne faccia oggetto di commento o polemica. Non fa distinzioni di etnie, di estrazioni di ceti sociali o culturali, si deve solo avere un reciproco rispetto ed un comportamento deontologicamente sportivo .
Non è interessato ad una qualsiasi sponsorizzazione, che senz’ altro ne migliorerebbero le condizioni, bensì tiene fede allo spirito di indipendenza ed autonomia, peculiarità che lo caratterizzano, rifiutando qualsiasi condizionamento o ingerenza che possa in qualche modo inquinare il solo scopo ispirato al puro e semplice ideale sportivo .
Risulta esclusivamente auto gestito ed auto finanziato . Infatti a coloro che si avvicinavano per entrarne a far parte , chiedendo “ se mi iscrivo cosa date ? “ veniva risposto “ se ti iscrivi c’ è una quota che devi versare ! “ Infatti era difficile far capire che questo tipo di associazione rispondeva più ad una caratteristica famigliare, che altro. Si veniva a far parte di qualcosa che ci apparteneva e non una funzione da svolgere.
Proprio per il fatto di non avere una sponsorizzazione, la quota associativa alla quale poi il gruppo a secondo le disponibilità derivanti dalle manifestazioni che venivano organizzate relativamente alle iscrizioni, alle offerte da parte di chi poi vedeva comparire nella locandina un proprio spazio pubblicitario (che non era poi poco avendo la locandina una tiratura di oltre mille copie) ed altro che si recuperava durante l’anno con le partecipazioni, il gruppo provvedeva a fornire il corredo personalizzato del gruppo stesso; da prima una semplice maglietta, poi una borsa, poi via via che le possibilità lo consentissero, il completino, la tuta, il K - way, zucchetto e altro, che nel corso degli anni si è più volte ripetuto e migliorato. Oltre a ciò venivano coperte le iscrizioni a due manifestazioni a cui il gruppo teneva, ossia quelle in cui si evidenziava la consistenza del gruppo stesso, quelle in cui veniva stilata una classifica oltre che individuale, di gruppo per citarne un paio tra le classiche la “ Roma-Ostia “ in cui nella graduatoria di società si posizionava in zona avanzata e di tutto rispetto . La “24 x 1ora “ nella quale il gruppo è risultato il primo o tra i primi a mettere in pista ben 3 squadre di cui una interamente femminile .
Inoltre, tra le varie cose a cui il socio con la quota veniva ad aver assicurata c’ era la caratteristica festa con la cena di gruppo di fine d’ anno a cui partecipavano oltre che dei tesserati, i relativi familiari (questi auto paganti) amici, conoscenti, simpatizzanti. In questa occasione veniva distribuito tutto il materiale reperito durante tutto l’arco dell’ anno e a ciascuno veniva dato un premio, o una coppa sino ad esaurimento (di quelle vinte come gruppo ) o altro gadget, in base sia alla prestazione (il gruppo può vantare persino qualche titolo italiano !!), che per numero di partecipazioni .
In buona sostanza e per non annoiare oltremodo il gruppo sostanzialmente e prevalentemente ha curato le seguenti linee di lavoro svolgendo attività nel campo :
Attività che il più delle volte si fondono , si intersecano, si sovrappongono, si uniscono .
In merito al primo punto possiamo dire che è inutile e quasi impossibile elencare tutte le manifestazioni alle quali in quasi trent’ anni si è partecipato. Non c’è stata domenica in cui il gruppo non si sia riunito e abbia partecipato ad ogni tipo di gara amatoriale o competitiva. Da quelle rionali, cittadine, provinciali, regionali, nazionali, internazionali. A volte mandando una rappresentativa in più e diverse gare, onde curare i buoni rapporti con le altre società. Coprendo ogni tipo di percorso o distanza; da quelle brevi, alle mezze maratone, alle maratone vere e proprie, ufficiali, alle super maratone, alle 100 km !!.
Relativamente alle maratone si possono elencare quasi tutte e per più volte quelle svolte in Italia da Torino a Palermo. Così per quelle in campo Europeo, ossia in quasi tutte le capitali; come per alcune internazionali per citare una classica la N.Y.C.
Le super maratone, quelle intorno ai 50 / 60 Km possiamo citarne alcune come la Quintiliolo-Mentorella , la Bracciano-Civitavecchia, i 50 km di Romagna, la Pistoia-Abetone.
I 100 Km citiamo in particolare la Firenze-Faenza ossia “il Passatore“ per il quale possiamo aggiungere un nota in più, ossia che dai primi anni ottanta ad oggi e sottolineando ad oggi, in tutte le edizioni non è mai mancata una presenza del gruppo e conquistato un titolo italiano di categoria .
Il tutto con spostamenti organizzati sia in proprio che con agenzie; al termine con le consuete e tradizionali conclusioni conviviali sempre in allegria nei ristoranti o pic-nic dove possibile; dopo aver alloggiato in confortevoli hotel.
In merito al secondo punto possiamo ricordare le 22 Edizioni della “manifestazione” podistica alla Garbatella “ ( prima Ed. 19 / 10 / 1986 ) introducendo nel quartiere un evento di cui era sprovvisto. Di queste si terrà un capitolo a parte e se ne parlerà separatamente, riproducendo documentazioni, cronache, racconti, episodi, aneddoti, curiosità. Solo come breve cenno, in alcune edizioni si è raggiunto un picco partecipativo di oltre 1000 iscritti ; si è elargito una abbondante premiazione, il tutto secondo classifiche, uomini, donne, i più giovani, i più anziani, i gruppi; si è consegnato ad ogni partecipante un pacco gara di valore sempre di gran lunga superiore alla quota di iscrizione, offerto un ristoro a detta dei partecipanti piuttosto gratificante, gestito il percorso autonomamente, tenendo cura della incolumità dei partecipanti, del traffico, del rispetto degli spazi rionali utilizzati, dell’ ordine e della pulizia, rilasciando tutto perfettamente sempre in ordine. Ci auguriamo che qualcuno ce lo confermi .
Di altre varie, originali e inconsuete organizzazioni possono essere citate :
“Correre a quattro zampe “(due del podista, quattro del cavallo) una novità, una curiosità, un’originalità. In collaborazione con il maneggio di Castel Fusano, si è messa in piedi una manifestazione in cui un podista correva in affiancamento ad un cavallo cavalcato da un fantino od una amazzone. Il percorso si snodava all’interno della pineta stessa, si dovevano rispettare delle regole appositamente predisposte ed una certa regolarità. Il podista ed il cavallo dovevano procedere sempre uniti. E’ risultata una trovata simpatica, conclusa con una premiazione per tutti ed una lauta ristorazione fatta principalmente di grigliate, dolci e altro. Una giornata di sport immersi in una natura protetta e rispettata all’insegna della ecologia e della vita all’aperto .
“Maratonina del primo dell’ anno“, senza iscrizione e tutti procedendo insieme con la stessa andatura, per accompagnare uno dei tre tuffatori , appartenente al gruppo , tra l’ altro straniero ( egiziano ) al tradizionale tuffo nel Tevere dell’ 1 / 1 . Manifestazione che ha avuto un ‘ incredibile successo partecipativo e spontaneo dal Circo Massimo luogo di raduno e partenza al ponte da cui avveniva il tuffo. In questa occasione si è presa un’altra iniziativa che per certi versi ci ha resi soddisfatti. Abbiamo distribuito, offerto gratuitamente a quanti gradivano una fetta panettone o pandoro ed un bicchiere di spumante per raccogliere delle spontanee offerte che venivano poi date in beneficienza per la ricerca delle cause di malattie genetiche, in particolare per la distrofia muscolare .
“ Staffetta da Roma ad Assisi “ ossia “ da S. Benedetto a S. Francesco “ circa 170 km. suddivisa in frazioni di circa 20 km, da percorre prevalentemente insieme a quanti sceglievano la stessa tratta. Il percorso si snodava su tutta la SS. Flaminia. Partenza dall’Abazia delle Tre fontane con la cerimonia officiata dall’Abate ed arrivo ad Assisi alla basilica di santa Maria degli Angeli accolti anche in questo caso dall’Abate del Santuario con cerimonia nella Porziuncola aperta appositamente per noi; evento di una eccezionalità e particolare rarità ! A tutti i partecipanti venne dato come riconoscimento un piccolo bucchero originale appositamente ordinato ad una specialistica e artistica bottega-fornace di Gubbio. Conclusione della manifestazione che si è protratta ininterrottamente dalle 16 del sabato alle 13 della domenica con una eccezionale tavolata in un ristorante tipico della zona con tutti i podisti i familiari, gli amici, gli accompagnatori al seguito che hanno svolto un lavoro encomiabile specie durante tutta la nottata a tutela e salvaguardia dei podisti .
Oltre all’attività prevalentemente podistica non è si trascurato di dare spazio al terzo punto. Si curato anche l’aspetto ricreativo, oltre che per i soci per quanti erano al loro seguito. Si sono effettuate delle gite turistico-culturali di interesse rilevante con una cura ineccepibile sotto il profilo organizzativo, logistico, scelta di siti altamente interessanti e durata di più giorni, con una selezione accurata di hotel, ristoranti, trasporti in macchina o pullman o treni o aerei e sempre nel rispetto del miglior risultato del binomio qualità-prezzo. Per citare alcuni dei luoghi o siti archeologici, tra l’ altro sempre visitati con guida professionale del posto si annoverano: Pompei, Paestum, Caserta, la Reggia, Caserta vecchia, Castel del monte, Trani, Otranto. Al nord in occasione della “Monfortina “ S. Bonifacio, Monte Forte d’ Alpone: Padova, Vicenza, Este, Mantova ecc. per non dilungarci.
In merito al terzo punto si preferisce stare nella discrezione e non evidenziare altro se non quanto è già stato detto nella maratonina del 1/1 per la distrofia muscolare; di un piccolo contributo per un intervento di cardiochirurgia da effettuare all’estero su una bambina; poco altro, ma generosamente e molto modestamente per quanto fosse possibile.
Per un certo periodo il gruppo ha edito un proprio giornalino mensile, che veniva letto e commentato durante le riunioni settimanali. In esso venivano riportate ed elencate tutte le manifestazioni di prossima programmazione, i commenti di quelle a cui si era partecipato, varie rubriche da quella medica, a quella sull’alimentazione, tecnica in merito a consigli sugli allenamenti, all’abbigliamento, qualche spunto turistico-culturale ed altro.
Il gruppo ebbe un ruolo attivo nella polemica federale per l’ottenimento dell’ingresso presso i campi sportivi di Caracalla e Tre Fontane, per gli allenamenti anche degli atleti delle società amatoriali ed accoglimento di certi suggerimenti normativi federali.
L’organizzazione all’interno del gruppo, ha sempre fornito un servizio di assistenza per quanto riguarda le iscrizioni alle varie gare, il ritiro e consegna del pettorale e pacco gara per ciascuno, ha sempre consentito la possibilità di partecipare, con spirito di collaborazione e solidarietà, anche a chi poteva trovarsi in difficoltà.
Purtroppo non c’ è cosa a questo mondo che possa vantare il bene dell’ eternità, poiché l’unica certezza che possa avere una cosa che nasce, che avrà senza ombra di dubbio una fine.
Tuttavia, l’importanza è di essere esistiti e se possibile di aver operato al meglio, di aver lasciata una traccia positiva, un’orma, un’impronta cui far riferimento, qualcosa che valga la pena di ricordare ed acquisire se positiva o evitare se negativa. In questo caso, con tutta la modestia il G.S.Arcobaleno –Roma nel suo genere si augura e spera senza volersi illudere di essere riuscito a seminare qualcosa nell’ interesse di questa amata e benefica attività quale il podismo come filosofia di vita salutare per il fisico e la mente ( in corpore sano mens sana )
Oggi ancora alcuni reperti storici si trovano tra i volontari che continuano a collaborare sotto il nome del gruppo con le organizzazioni in particolare della “ Roma-Ostia “ e “Maratona di Roma“, svolgendo vari servizi dal centro maratona, alla gestione di un punto di ristoro ed un punto di spugnaggio lungo il percorso della gara.
Oppure con chi voglia avere un apporto, un consiglio, una mano.
Il gruppo, non ha più rinnovata alcuna affiliazione, ha dismesso quella struttura ed organizzazione che per anni è stata pulsante, tuttavia un reperto lo si può ritrovare in una pizzeria dove bi settimanalmente si ritrovano quei pochi irriducibili, nostalgici, affezionati arcobalenisti, con le signore, altra forza della validità ed efficienza del groppo, che continuano a parlare di corse, di manifestazioni, di episodi, di rivalità, di record personali, di soddisfazioni, di delusioni, il tutto con la velata malinconia del sapore dei ricordi .
Nel ringraziare per l’ attenzione prestata, si porgono i migliori e sportivi saluti e auguri a tutti.
G.S. Arcobaleno-Roma
(tiberio faraglia, ernesto del vescovo, romolo ferrari, caludio sabatini, sandro fogliati, sergetto. )
La Garbatella è uno dei quartieri più popolari, caratteristici, affascinanti ed architettonicamente (forse al pari del solo quartiere Coppedè) importanti di Roma.
La Garbatella è un orgoglio romano, il quartiere popolare più bello del mondo.
Chi sa di Roma e chi la conosce, non potrà che condividerla.
La ragione è molto semplice: porta con sé tanta romanità e la conserva tuttora.
Da sempre all’avanguardia, con i suoi tanti localini della movida, ma che strizza l'occhio al passato, il posto in cui per strada, la domenica mattina, si po' ancora sentire l'odore di bucato dei panni stesi e il profumo degli intingoli che si preparano per il pranzo della festa. Sui muri passa la storia. L’architettura dei palazzi è più che centenaria, un’edilizia di lotti operai in cui vive una comunità che rivendica la propria identità. Sempre.
Garbatella nasce nel 1920 su un ambizioso progetto urbanistico di Paolo Orlando. L’idea era quella di realizzare un canale navigabile parallelo al Tevere che doveva servire al trasporto delle merci da Ostia fino a un porto posizionato nei pressi dell’odierna via del Porto Fluviale, tra Testaccio e Ostiense. La zona a ridosso di questo porto doveva servire ad ospitare i futuri lavoratori portuali. Per questo motivo i nomi delle vie sono stati dedicate alle personalità del mondo marittimo italiano.
Il progetto del canale navigabile non fu mai realizzato ma il quartiere nacque e sviluppò una propria identità. Furono trasferite qui negli anni ’30 le famiglie sfollate a seguito dell’abbattimento della Spina di Borgo per la realizzazione di Via della Conciliazione, e quelle sfollate per la realizzazione di Via dei Fori Imperiali.
La Garbatella fu suddivisa in 62 lotti dell’Istituto Case Popolari (ICP) e la sua architettura si ispirò al modello delle città giardino inglesi, con villini e palazzi di massimo tre piani, con cortili e spazi verdi coltivabili. Un modello che dava dignità anche alla classe operaia.
Lo stile utilizzato fu il barocchetto romano ideato dagli architetti Gustavo Giovannoni e Innocenzo Sabbatini.
La sua storia non è noiosa e serve soprattutto per apprezzare ancora di più l’originale territorio visitando il quartiere a piedi.
Il nome innanzi tutto. Ci sono ben tre ipotesi che circolano attorno alla sua origine: La prima, la più scientifica, Garbatella verrebbe al riferimento di un tipo di coltivazione della vite ‘a garbata’ o a “barbata” in uso nella tenuta di Monsignor Alessandro Nicolai (la “Tenuta dei 12 Cancelli” che includeva anche l’attuale Via delle Sette Chiese).
La seconda è che siano stati i luoghi verdi e le costruzioni curate a far meritare alla zona l’appellativo di ‘garbata’.
La terza ipotesi, la più popolana e romantica ed anche la più accreditata, riporta il nome alla presenza nel quartiere di un’osteria dove si trovava un’ostessa dai modi così gentili e garbati e talmente benvoluta dai viaggiatori che prendevano alloggio presso la sua locanda, da meritare il nome di Garbata Ostella, definizione contratta poi in “Garbatella”.
La delicatezza, la finezza ed il garbo risalirebbero alla sua caritatevole attitudine verso i bisognosi, anche se, non manca chi le abbia interpretate anche come vaga sensualità e voluto fare allusioni sui favori che, si ritiene, l’ostessa fosse abituata a concedere ai viaggiatori……… forse, proprio per questo, lo stucco sulla facciata di un palazzo di Piazza Geremia Bonomelli la ritrae con un seno scoperto…….!
Per la leggenda, il nome dell’ostessa doveva essere Carlotta, e l’Osteria era verosimilmente ubicata nella zona della Basilica di S. Paolo, presso via delle Sette Chiese, probabilmente in Vicolo della Garbatella, la strada che i pellegrini percorrevano nel loro pellegrinaggio alle sette chiese di Roma.
La Garbatella nasce nel 1920 più precisamente il 18 febbraio e probabilmente è l’unico quartiere di Roma ad avere una data certa. Nasce come quartiere popolare destinato ad ospitare gli operai della prevista “zona industriale” dell’Ostiense, ed è caratterizzata da villini e palazzine divisi in lotti e strutturati, almeno nel nucleo storico, in tre piani al massimo, con grande cura per i dettagli e con ampi spazi verdi interni (piazze, cortili e giardini) che dovevano fungere da punto di ritrovo per la popolazione.
Prima dell’inizio dei lavori in Piazza Brin, luogo dove venne posta la prima pietra da Re Vittorio Emanuele III, vaste proprietà della zona erano concentrate nelle mani di poche facoltose famiglie, che occupavano casali e ville.
Il territorio era ricoperto da numerosi canneti, orti ed aree tenute a pascolo, affittate a pastori che praticavano la transumanza. Nel 1908 era sorto, su Via delle Sette Chiese, un grosso edificio dove una "Società del cacio e del pecorino" raccoglieva dai pastori il latte, lo lavorava e faceva stagionare le nere forme di pecorino romano.
Il territorio era quindi semidisabitato ma si animava quando si svolgevano i pellegrinaggi delle Sette Chiese, una vera e propria processione che aveva nella "chiesoletta", la cappella dedicata ai Santi contadini Isidoro ed Eurosia, una delle tappe d'obbligo: nel luogo ove sorse la chiesetta, restaurata agli inizi dei 1800 dal Valadier, c'era stato nel 1575 l'incontro tra S. Filippo Neri, ideatore del pellegrinaggio e San Carlo Borromeo.
Nel 1920 all’Ostiense erano state impiantate le officine del gas, i mercati generali, oleifici e, lungo le rive del fiume, mulini e concerie, una grande vetreria, officine meccaniche e molti magazzini. La nuova borgata nasceva come insediamento operaio a ridosso della zona industriale ma anche come borgo marinaro al servizio di un porto fluviale rimasto però a livello di progetto. Il 18 febbraio 1920, la nascente borgata non aveva ancora un nome ufficiale: furono proposti i nomi “Concordia”, per richiamare l'auspicio di una pace sociale molto vacillante in quel periodo, o “Remuria”, per via di una leggenda secondo la quale Remo, in opposizione a Romolo, avrebbe voluto costruire proprio qui la sua città (e non sull'Aventino come vuole la tradizione), ma prevalse in via ufficiale, anche se solo alla metà degli anni '30, il nome che si era già popolarmente imposto: Garbatella.
La ragione principale del suo sviluppo si inscrive in generale in una spiccata estensione urbanistica di quegli anni di Roma, ma è da ascrivere anche ad uno scopo ben preciso: si era infatti deciso di edificare un porto ad Ostia, il quale sarebbe stato collegato a due porti fluviali sul Tevere (uno nei pressi di via del Porto Fluviale, l’altro dalle parti della Basilica di S.Paolo); il quartiere neonato sarebbe quindi servito ad ospitare i lavoratori adibiti a questo ambizioso progetto e altri impiegati nella zona industriale del quartiere Ostiense. Il progetto di Ostia però naufragò, con la Garbatella che continuò a vivere una vita propria anche se non aderente al progetto originario: se all’inizio essa venne concepita come borgata separata dalla città e circondata dalla campagna, la speculazione edilizia la unirà alla città facendo venire meno la destinazione d’uso soprattutto rurale e operaia. Quest’ultima, però - ed è questo il bello del quartiere - permane negli edifici e negli spazi della parte vecchia della Garbatella, creando una saldatura ideale fra passato e presente.
Architettonicamente, l’ispirazione primaria del nuovo quartiere era quella della città giardino all’inglese, anche se rivisitata: un complesso di case unifamiliari dotate di cortili interni e di appezzamenti di terreni agricoli. La logica è quella del lotto, che è il vero protagonista della sistemazione urbanistica del quartiere: la parte storica della Garbatella si svilupperà nei primi anni di vita intorno a 62 lotti; in seguito, si imporrà anche l’impostazione degli spazi comuni e il quartiere vedrà un’ulteriore crescita.
Ciò che colpisce guardando con attenzione le case è la varietà degli stili che vengono applicati a diverse costruzioni della Garbatella storica, fra i quali spicca il cosiddetto barocchetto romano visibile da molti edifici del rione, stile che divenne tipico dell’edilizia popolare di quegli anni. Dal punto di vista architettonico e urbanistico, il risultato finale ottenuto alla Garbatella è diventato un vero e proprio “caso di studio” che per l’appunto ispira architetti e urbanisti: non è difficile, infatti, incontrare studenti di Architettura oltre che delle Università italiane e romane anche di quelli di altre città e nazioni.
Monumenti, artistici e architettonici degni di rilievo o curiosità, alla Garbatella, sono la Fontana di Carlotta con la adiacente scalinata (detta “degli innamorati”), il Palladium (che era un tempo il cinema rionale e oggi, dopo essere stato anche discoteca di tendenza, dinamico centro culturale) ed, in epoca più recente, proprio ai limiti con l’Ostiense, l’Air Terminal che, in occasione dei Campionati mondiali di calcio del 1990 doveva unire l’aereoporto di Fiumicino alla città. Ora il terminal è sede di EATALY, uno degli spazi più importanti dedicati ai cibi ed alle bevande di alta qualità ed è tra i marchi enoganostronomici più conosciuti e più ambiti al mondo.
Un’altra struttura che, per un certo verso, può essere definita un “monumento storico” è l’orologio della torre dell’” Albergo rosso”, che ha per anni segnato le ore 11 e 25: cioè l’ora di inizio del bombardamento che il 7 marzo del ’44 colpì l’intera zona e che rase al suolo gran parte del quartiere, lasciando a terra oltre cinquanta morti.
Quelle lancette ferme sono state fissate sulle 11,25 per oltre mezzo secolo rappresentando forse il miglior monumento di Roma contro la guerra. In occasione del centenario della nascita del quartiere, proprio lo scorso 18 febbraio, l’orologio è tornato a funzionare diventando punto di riferimento per gli abitanti del quartiere e attrazione per le persone che consumando un caffè in Piazza Biffi ne ammirano l’originalità e la “precisione”.
Ma ritorniamo alla storia, La Garbatella, sul finire degli anni ’20 è un vero e proprio territorio di sperimentazione urbanistica, in cui vengono applicate varie soluzioni: sono infatti presenti sia la "casa rapida", essenziale, che i villini palladiani, le case "minime" e gli alberghi suburbani. Le varie tipologie edili evidenziano il diverso ruolo svolto dai vari interventi. La "prima" Garbatella è legata ad un'idea di città giardino tutta italiana; ogni inquilino ha intorno all'alloggio un pezzo di terreno adibito ad orto e particolare cura è dedicata alla scelta di piante pregiate nell'ornamento dei giardini. Con le realizzazioni successive la” casa rapida” non prevede più lotti frazionati ma spazi e attrezzature collettive. La scelta di edificare "alberghi" suburbani viene adottata in seguito al fallimento della politica della casa rapida. Appena si evidenziò la forte incidenza dei costi di costruzione, la tipologia del villino si trasformò in palazzina che, a sua volta, fu la soluzione intermedia tra il villino e l'edificio a "blocco”, un edificio architettonicamente elegante e di veloce realizzazione, comprendente in sé un modico numero di appartamenti e rispondente, meglio del villino, alle esigenze economiche e di sviluppo della città.
A proposito della città giardino, crediamo sia utile riportare la teoria di Raynold Unwin, l’urbanista inglese cui si ispirarono i progettisti italiani della Garbatella:
"Suggerisco che la forma ideale della città alla quale essa dovrebbe tendere, consista in un nucleo centrale, circondato da sobborghi, ognuno dei quali raggruppato intorno ad un centro sussidiario che rappresenti la vita comune suburbana dei distretto; il sobborgo, a sua volta, sarà costituito da gruppi di abitazioni, officine, o altro, con qualche attività cooperativa collegata con gli edifici e i proprietari delle abitazioni o con gli svaghi collettivi negli spazi pubblici, nei campi di gioco e così via. Per potenziare questo sviluppo ideale della città, ogni singolo sobborgo dovrebbe essere fornito, prima di tutto, di un opportuno centro intorno al quale dovrebbero essere situati gli edifici municipali o amministrativi locali, i luoghi di culto e le istituzioni educative, ricreative e sociali. Sarebbe logico raggruppare le industrie e le attrezzature ferroviarie in collegamento con canali e fiumi, ove esistano. Una simile zona industriale dovrebbe essere strettamente collegata, con strade di traffico dirette a comodi mezzi di trasporto, con i diversi quartieri residenziali".
Nel 1920 le case generalmente sono a due piani, con piccolo spazio verde individuale. Gli alloggi sono costituiti da tre o sei vani e senza bagno. Sono delle residenze molto semplici, costruite con materiali economici, ma che hanno una certa solidità. Il sistema costruttivo adottato è quello usuale all'epoca a Roma, con muratura mista di pietra, tufo, mattoni, pavimenti in piastrelle di cemento e, sui tetti, tegole alla marsigliese o alla romana, scalini e soglie in cemento. Nel 1923 inizia la costruzione delle "case rapide" e nel 1925 sorge, intorno a piazza Masdea e via Magnaghi, il quartiere per gli sfrattati: le case, scarne ed essenziali, sono caratterizzate da ampi spazi comuni e servizi come stenditoi, lavatoi, spazi gioco, giardini.
In verità l'intero quartiere, con le fontane, le palazzine, i balconi, i villini, gli stucchi e gli spazi verdi, può essere considerato un grande monumento a cielo aperto, tanto che, da sempre, fa da sfondo a film, fiction e telefilm..: il quartiere, infatti, è sempre stato caro a Nanni Moretti (che vi ambientò alcune scene di “Bianca” ed una parte del primo episodio del film “Caro diario”, precisamente “In vespa”, descrivendo la Garbatella come “il quartiere di Roma che più mi piace”; alla Garbatella sono state recentemente girate le fiction di successo “Caro Maestro” e “I Cesaroni”. Lo stesso Pasolini ambientò in questo quartiere molte scene del romanzo “Una vita violenta”; scene del film Romanzo Criminale mentre i lotti storici sono stati la cornice prediletta per uno degli ultimi film di Woody Allen e sempre più numerosi sono gli spot di carattere pubblicitario che vengono girati all’interno degli originali comprensori.
La struttura architettonica e urbanistica del quartiere fu inizialmente improntata come già accennato al modello inglese delle “città giardino”, popolate da operai e comprendenti ampi e numerosi spazi verdi coltivabili, tali da fornire ai lavoratori residenti una preziosa, e ulteriore, fonte di sussistenza. Alcuni dei lotti originari vennero demoliti negli ultimi decenni del secolo scorso ma nei lotti più antichi, nei pressi di piazza Benedetto Brin, vero e proprio cuore della Garbatella, si può ancora ben vedere come gli spazi dedicati al verde (giardino o orto che fosse) erano proporzionalmente paragonabili a quelli abitativi; questo, forse, per permettere un più ottimale e rapido ambientamento dei lavoratori agricoli provenienti dall’Agro Pontino e destinati a popolare il nuovo quartiere: un espediente per farli sentire un po’ più “a casa propria” ed evitare lo choc dovuto al trasferimento “in città”.
Lo stile architettonico dei primi lotti fu denominato come già detto “Barocchetto” dai suoi creatori Giovannoni e Sabbatini, cui si aggiunsero in seguito Costantini, Piacentini, De Renzi, e Nori; infatti, di stile “baroccheggiante” sono i profili sagomati, le figure di animali, fiori e mascheroni riscontrabili nei fregi, sia pure in stucco anziché in marmo come negli edifici gentilizi. L'avvento del Fascismo stravolse però la pianificazione urbanistica del quartiere, in quanto il rapporto "verde/edificato" calò sensibilmente e cominciarono ad essere costruite abitazioni più simili ai moderni condomìni che ai precedenti villini; anche l'idea del porto fluviale venne definitivamente abbandonata.
Restò comunque ferma l'intenzione di costruire, oltre agli spazi abitativi privati, spazi pubblici come stenditoi o asili nido. Si cominciarono a costruire palazzi più grandi ed alti per ospitare una sempre crescente popolazione.
La differenza con i palazzetti sorti all’inizio dal 1920 con quelli edificati dal 1923 in poi, si può facilmente riscontrare nei quattro lotti chiamati Alberghi ("Bianco", "Giallo", il "Terzo Albergo" e "Rosso – lotto 42") nei pressi di piazza Eugenio Biffi, notevolmente differenti dal punto di vista strutturale ed estetico. Malgrado questo giro di timone progettuale la Garbatella può comunque essere definito, insieme forse alla zona di Monteverde Vecchio, l’unico quartiere di Roma a misura d’uomo.
Gli “Alberghi” appena menzionati sono quattro palazzoni disegnati alla fine degli anni ’20 da Innocenzo Sabbatini ed edificati nella Piazza Michele da Carbonara. Tre di loro, il “bianco” il “giallo” e il “terzo albergo”, s’incastrano con forme ad "Y" mentre il quarto, dipinto di rosso, sembra una bottiglia rovesciata. Quando furono costruiti non mancarono elogi da parte dei giornali del tempo; nel marzo del 1928 il Messaggero recita: “Frutto di sperimentazione progettuale che rimanda a suggestioni futuriste… questi edifici si notano per una migliore pratica costruttiva ed una perfetta utilizzazione degli spazi.” In realtà erano dei veri e propri dormitori pubblici, con i servizi in comune, destinati a concentrare gli sgomberati, gli espulsi dal centro storico, assieme a sorvegliati di polizia o ex confinati vittime del Tribunale Speziale.
Nel 1926 l'architetto Marconi progetta le case di tipo semieconomico. Questo tipo di edificio, indirizzato ad un ceto sociale diverso da quello dei villini, è composto generalmente da tre fabbricati uniti da arcate di allacciamento e disposti intorno ad un cortile che ancora oggi è caratterizzato da piante e fiori. Queste costruzioni sono quelle a più alta densità abitativa, dopo gli alberghi: sono alte quattro piani e sono costituite da quattro alloggi per piano. Al piano terra ampie arcate permettono l'accesso al lotto. Tra il 1925 ed il 1927 fu costruito il quartiere per sbaraccati, costituito da oltre 500 alloggi. La novità di questo "quartiere" è costituita dall'esistenza di un progetto generale dei lotti che dà un senso unitario a tutta l'area. Nel 1929-30 si costruiscono edifici intorno alla piazza Bartolomeo Romano, con caratteristiche completamente differenti dalle precedenti: gli edifici hanno volumi notevoli e piante più articolate. Fanno parte di queste costruzioni i Bagni Pubblici ed il Teatro, servizi ormai essenziali per le dimensioni raggiunte dal quartiere. Principale artefice di questi progetti è l'architetto Sabbatini. Il Cinema Teatro Garbatella, oggi Palladium, è un dinamico insieme di elementi strutturali che sostengono le gallerie curvilinee ed elevano la cupola di copertura.
Progettati completamente, come detto, da Innocenzo Sabbatini tra il 1926 ed il 1929, e costruiti intorno a piazza Michele da Carbonara, gli "alberghi" dovevano servire a dare ricovero agli sfollati del centro storico in seguito alla politica degli sventramenti della zona del Colosseo, del Teatro di Marcello e dell’attuale Via dei Fori Imperiali. Sabbatini fu libero di progettarli a suo piacimento e senza controlli superiori; essi occupano tre lotti triangolari mentre il quarto è concepito a forma di bottiglia per ospitare la sala da pranzo comune. Questi "alberghi", che in buona sostanza non sono altro che dei dormitori pubblici, hanno i servizi sociali ubicati al piano terra: depositi, cucine, refettori, asili per bambini, ambulatori. In particolare, nell'Albergo rosso trovano posto la chiesa e le scuole elementari, mentre nell'Albergo bianco è situata la Maternità. Le stanze ai piani superiori possono ospitare o persone singole, divise per sesso, o nuclei familiari. Il "Messaggero" del 29 marzo 1928 riconosce in questa opera "una migliore pratica costruttiva ed una migliore utilizzazione degli spazi dovuta alla semplice scelta tipologica del corridoio con stanze a destra e sinistra”.
Alla popolazione allontanata dalle proprie attività e dalla propria residenza non viene concessa altra alternativa che quella di vivere o in una "casa rapida" o in un dormitorio pubblico. Dopo il 1935 cessa la sperimentazione sull'abitazione popolare. L'intervento definitivo sulla "borgata giardino” avviene con la costruzione della chiesa San Francesco Saverio e la Scuola Cesare Battisti (sfondo di tantissimi film e riprese televisive in tempi recenti). Sono presenti, in questi ultimi due edifici, i caratteri della cosiddetta "architettura di Stato", con le aquile littorie intorno alla bella torre traforata della scuola ed il portico, di forte richiamo alla romanità, che fa da ingresso a via Magnaghi.
La Garbatella è stata a lungo considerata una borgata popolare un po’ malfamata, una delle parti di Roma che tradiva inevitabilmente le sue origini umili. Il tempo è stato galantuomo, è diventata a poco a poco un quartiere appetibile anche per altri strati sociali, grazie all’amenità dei suoi scorci e il suo essere una sorta di “quartiere paese” staccato dai turistici rioni centrali di Roma e da altre zone della città molto più caotiche. Senza dimenticare il particolare mix che la contraddistingue: l’aspetto popolare nonché rurale si accompagna a influenze architettoniche afferenti a quella corrente definita come barocchetto romano e ciò la rende una delle zone di Roma più singolari e affascinanti. A questo si aggiunga la sua vivibilità e la sua vitalità, percepibile non solo attraversandola ma anche dal fermento culturale tipico del quartiere.
Questa è la storia della Garbatella, del quartiere, amato da chi ci è nato, da chi ha scelto di viverci da chi è solo di passaggio; un quartiere dove il trascorrere di una vita a misura d’uomo, il fermento culturale che ne caratterizza la vita sociale ed il senso di appartenenza, fanno sì che venga valorizzato in ogni momento ed in ogni circostanza, il patrimonio di fascino e riconoscibilità che questo quartiere, ormai ultracentenario continua ad offrire in uno scenario che con angoli di rara bellezza è ineguagliabile.
Walter GRAZIANI
Ciò che contribuisce a rendere la Garbatella un luogo immediatamente riconoscibile, non è solo la sua architettura o l’anima ancora schiettamente popolare, bensì la sua profonda romanità che trova espressione nell’appassionato sostegno alla squadra del cuore, la ROMA. Un amore dalle radici antiche che, nella scala delle cosiddette cose “poco importanti”, occupa senz’altro il primo posto.
La Comunità Cristiana della Garbatella sempre ricorderà gli ultimi giorni del giugno 2018, per la nomina di Sacerdote a Padre Claudio Suetti. Queste righe le scriviamo perché Padre Claudio possa essere circondato dal sentimento di profonda stima che nutriamo per Lui, sia per le qualità della sua “persona”, sia per la professionalità e l’attenzione con cui ha espresso il suo operato di diacono nella storica Parrocchia San Filippo Neri, in Eurosia.
Confortanti segnali positivi da parte della Presidenza del Municipio ovvero del Sindaco Virginia Raggi in funzione proprio del Presidente del Municipio Roma VIII, che con nota n.65991 dell'8 agosto 2017, ha fatto convocare una riunione che si terrà giovedì 7 settembre alle ore 11, presso l’Ufficio Sport e Cultura, per la definizione degli aspetti tecnico-organizzativi legati alla 26^ Edizione della gara podistica Corriallagarbatella in programma, come è noto, il 26 novembre prossimo.
Alla “Conferenza dei Servizi” saranno presenti, tra gli altri, il Comandante dell’VIII° Gruppo di Polizia Locale, un rappresentante della Direzione del Dipartimento Mobilità e Trasporti, un rappresentante della Manutenzione Strade, entrambi del Comune di Roma il Coordinatore AMA ed i rappresentanti del nucleo della Protezione Civile del nostro territorio.
Pubblichiamo la lettera di ringraziamento della Lega Italiana Fibrosi Cistica Onlus per le donazioni ricevute da parte dell’ASD Rione Garbatella in memoria di Gianni
Palmaccio
Dopo aver ufficializzato l’incarico alla A.S.D. Roma Road Runners Club per l’organizzazione tecnica della 26^ edizione della Corriallagarbatella, proseguono senza sosta e con brillanti risultati i lavori del Comitato per l’organizzazione della prossima edizione della gara podistica in programma il 26 novembre 2017.
Il Criterium si compone di 21 gare, dislocate su tutto il territorio nazionale e di differente tipologia per quanto concerne distanza e superfice dei singoli percorsi. Nello spirito che contraddistingue l’Associazione, il Criterium non è basato sulla mera logica della competizione ma si fonda sullo spirito della condivisione.
Giorgio Calcaterra, 3 volte campione del mondo della 100 km etrionfatore per 12 edizioni consecutive alla 100 km del Passatore, testa i percorsi dell’EcoMaratona del Chianti, in programma il 15 ottobre 2017